La legge elettorale torna in Commissione. Cosa prevede il testo?
L’accordo sulla legge elettorale siglato da Forza Italia, PD, Lega e M5s, al primo voto segreto in Aula si sgretola. L’inciampo avviene questa mattina su un emendamento presentato dalla deputata forzista Biancofiore, sul quale FI dà indicazione di voto contrario in accordo con il governo.
Il voto, trattandosi di un tema come quello delle autonomie, sarebbe dovuto avvenire a scrutinio segreto, con le luci bianche sul tabellone elettronico, invece un errore tecnico fa sì che per pochi attimi appaiano in modo palese i colori rosso (per i voti contrari) e verde (per i voti favorevoli). Ecco smascherati in un attimo i franchi tiratori.
L’emendamento passa con 270 voti favorevoli, 256 contrari e 1 astenuto; tra le luci verdi spiccano quelle del Movimento 5 stelle che sembra contravvenire, così, al “patto a 4”.
Nell’Aula della Camera sale il boato.
Immediata la reazione del PD che, attraverso il coordinatore della segreteria Guerini, accusa i grillini di tradimento: “La legge elettorale è morta, il M5S l’ha ammazzata.”
Toninelli del M5S si schernisce, sottolineando: “il PD ha 300 deputati che da soli sarebbero stati sufficienti per bocciare l’emendamento.” Tuttavia il Movimento 5 stelle in Aula dichiara di non aver avuto alcun ripensamento sulla legge elettorale uscita dalla Commissione Affari Costituzionali.
Alla ripresa dei lavori nel pomeriggio il partito democratico chiede e ottiene il voto favorevole dei deputati al ritorno della legge elettorale in Commissione.
Il testo sembra avere le ore contate.
Vediamo, però, nel dettaglio cosa prevede il “modello tedesco all’italiana” che aveva messo d’accordo in Commissione i 4 partiti “più forti” Pd, Forza Italia, Lega e M5s, il cosiddetto “Tedeschellum”, per analogia con il sistema elettorale tedesco.
Che tipo di legge si sta votando
E’ una legge proporzionale, in cui i seggi vengono assegnati in proporzione ai voti ottenuti, senza premi, ma con una soglia di sbarramento al 5% che rende difficile l’ingresso in Parlamento ai partiti minori come Fratelli d’Italia, Articolo 1 MdP e Area Popolare.
La legge prevede per la Camera: 28 circoscrizioni suddivise in 225 collegi uninominali e per il Senato: tante circoscrizioni quante sono le regioni e 112 collegi uninominali. A questi si aggiungono la circoscrizione esteri e le regioni a Statuto Speciale Valle D’Aosta e Trentino Alto Adige che hanno regole proprie.
Non sono previste preferenze, ne’ pluricandidature.
Ad ogni elettore vengono assegnate due schede, una per la Camera e una per il Senato (se ha compiuto 25 anni) su ognuna delle quali potrà esprimere un solo voto. Non è previsto il voto disgiunto per candidato e per partito come chiedevano, ad esempio, i 5 stelle.
Come si presenta la scheda elettorale e come si vota
Sulla scheda ci sarà un certo numero di rettangoli, in ogni rettangolo ci sarà il nome di un candidato del collegio uninominale, il simbolo del partito che lo appoggia e da due a sei nomi (fino a 7 per la Lombardia) del listino bloccato collegato.
L’elettore può barrare un solo rettangolo, votando contemporaneamente il candidato del collegio uninominale, il partito e il listino.
Quindi riassumendo, ogni partito presenta un solo candidato per collegio uninominale e da 2 a 6 candidati nei listini bloccati di ogni circoscrizione.
Ci si può presentare al massimo in un collegio e in un listino.
Parità di genere
I nomi nei listini bloccati devono essere inseriti rispettando l’alternanza di genere. I candidati uninominali di uno stesso partito non possono essere più del 60% dello stesso genere.
Come vengono assegnati i seggi
I seggi vengono assegnati in base ai voti ottenuti dal partito su base nazionale, purchè abbia raggiunto la soglia del 5%, altrimenti è fuori.
Per determinare gli eletti, si guarda prima ai vincitori nei collegi uninominali, dove passa il candidato che ha preso un voto in più rispetto agli sfidanti degli altri partiti e poi si assegnano gli altri eventuali seggi ai candidati nei listini bloccati, che passano nell’ordine in cui compaiono sulla lista.
Problemi di incostituzionalità
Alcuni partiti stanno già avanzando dubbi di costituzionalità su questa proposta di legge; tra gli aspetti più controversi c’è il fatto che i collegi sono disegnati, direttamente nel testo della legge elettorale, e non in un successivo decreto, e fanno riferimento a quanto previsto dal Mattarellum del ’93, quindi ben 3 censimenti fa. La Costituzione, invece, all’articolo 56 prevede che per la ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni si debba far riferimento all’ultimo censimento. In questo caso sarebbe quello del 2011.