Pisapia inaugura Campo Progressista
Giuliano Pisapia sabato al teatro Brancaccio di Roma ha presentato il suo nuovo progetto politico campo progressista. All’indomani dell’evento di inaugurazione dell’evento inaugurale l’ex sindaco di Milano è stato ospite di Lucia Annunziata nel programma In mezz’ora dove ha fatto chiarezza sugli intenti politici del nuovo “campo progressista”.
Obiettivi
Nel corso dell’intervista Pisapia ha espresso le sue intenzioni politiche. Innanzitutto riunificare il centrosinistra, ponendosi come mediatore tra realtà simili ma che presentano differenze, per creare un’ampia coalizione, non fare un ennesimo «partitino che serva da stampella al governo, perché è impensabile stringere alleanze con la destra o con i populismi». Ripartire dal sud, il quale presenta al giorno d’oggi moltissimi problemi che devono essere al centro di ogni programma politico se si vuole rilanciare l’Italia intera, dicendo inoltre di non essere preoccupato di apparire troppo distante politicamente e personalmente ai cittadini del meridione. Esprimendosi riguardo alla vicenda Consip e, in particolare, alla sfiducia al ministro Lotti che sarà votata mercoledì, l’avvocato ha affermato che la sinistra deve essere attenta ai diritti sociali e individuali, nei quali rientra anche il garantismo, per cui con il solo avviso di garanzia la sfiducia andrebbe evitata, mentre se il diretto interessato sa di aver commesso degli errori dovrebbe essere il primo a farsi da parte. Nota a tutti da tempo è la sua posizione sugli avvisi di garanzia «Con le fughe di notizie spesso diventa pubblico l’avviso di garanzia che per legge dovrebbe essere un atto riservato. Le fughe di notizie non ci dovrebbero mai essere e purtroppo le indagini su come avvengono queste fughe sono rarissime e quasi mai, o in pochissime occasioni, si è arrivati a trovare il responsabile di questa fuga».
Rapporto con Renzi
Inevitabile la domanda sulla posizione riguardo a Matteo Renzi, dal quale Pisapia prende le distanze annunciando «forte discontinuità nel metodo e nel merito». Secondo il fondatore di campo progressista l’ex segretario del partito democratico ha commesso vari errori, come aver rinunciato al dialogo con le realtà intermedie del paese, che sono imprescindibili per fare una buona politica, ottenibile solo mediante il dialogo e l’incontro di più parti, e non aver svolto una sana riflessione con le dovute critiche dopo la sconfitta al referendum, preferendo invece chiudere le porte. Forte poi il giudizio sulle scelte prese dall’ex presidente del consiglio: se ci si vuole definire di sinistra bisogna partire prima dai lavoratori, dalle realtà più basse, anche se il dialogo con i datori di lavoro risulta ugualmente importante, i voucher vanno modificati perché servano a regolamentare il lavoro occasionale, non utilizzati per creare ulteriore precariato e la modifica dell’articolo 18 non può dirsi di sinistra in quanto ha leso i diritti dei lavoratori.
Difficoltà
Giuliano Pisapia vuole riunificare il centro sinistra che nel corso della sua lunga storia si è trovato più volte a far fronte a scissioni che lo hanno devastato dall’interno, prima ancora di dover affrontare gli avversari politici che, per definizione, dovrebbero essere la destra e le altri parti politiche. Si trova davanti un percorso lungo e difficile (ahimè conosciamo tutti la macchiettistica abilità autodistruttrice del centro-sinistra italiano). Se anche riuscisse poi nel suo intento, bisogna sempre ricordarsi che per vincere le elezioni è necessario raccogliere voti e questo non sembra assolutamente meno arduo, dato il malcontento nei confronti della classe politica il quale è sempre più diffuso nel nostro paese, in particolar modo nei riguardi di quella componente che si definiva di sinistra o centro-sinistra, ma che ha poi rinunciato ai propri princìpi preferendo invece una forte carica di autoreferenzialità che la resa sempre più distante da quel “basso” dal quale invece secondo Pisapia è fondamentale ricominciare per fare “buona politica”.