Referendum, Renzi si gioca la poltrona: ‘è responsabilità’
Per quanto riguarda il referendum del prossimo ottobre sulle riforme costituzionali, il primo ministro Renzi è certo: «Se non passa, il Paese va all’ingovernabilità. Accadrà il paradiso terrestre degli inciuci perché senza un partito con maggioranza si fanno gli accordi in Parlamento». Queste parole, pronunciate ieri al Teatro Sociale di Bergamo in occasione del via ufficiale alla campagna referendaria promossa dai ‘comitati del sì’, indicano la ferma convinzione di Renzi riguardo la bontà della riforma e sulla quale il primo ministro ha deciso di scommettere il prosieguo della sua carriera politica, ribadendo però che non si tratta di una ‘personalizzazione’: «Non voglio minimamente personalizzare questa battaglia. A chi dice il contrario do due risposte: è vero. Ho detto che se ho perso vado a casa. Non lo dico a cuor leggero, i politici di solito non lo dicono. Io sono stato chiamato da un galantuomo che si chiama Giorgio Napolitano. Se gli italiani decidono di tenersi questo sistema com’è, è giusto che lo facciano senza di me. Loro la chiamano personalizzazione, io la chiamo responsabilità».
Insomma, senza addentrarci nello specifico dei pro e dei contro riguardanti la riforma costituzionale (che meritano una trattazione a sé stante), per Matteo Renzi l’esito della consultazione sarà un vero e proprio spartiacque; in caso di vittoria del ‘no’ e quindi del mantenimento del bicameralismo paritario, il primo ministro sarebbe infatti pronto a lasciare l’incarico, scelta – quest’ultima – non condivisa da Bersani: «Renzi non dovrebbe dimettersi, perchè un voto sulla Costituzione non può essere né un referendum sul governo né il laboratorio di un nuovo partito».