Inchiesta petrolio, Renzi accusa Anm: «Tempi lunghi per le sentenze»
Non si placa il botta e risposta tra Renzi e l’Anm. Il premier ha puntato il dito contro i magistrati, dopo che le toghe avevano giudicato inopportune e inconsistenti le sue parole in merito all’inchiesta di Potenza.
Il premier dopo aver sottolineato che le inchieste delle procura non giungono mai a sentenza definitiva, ha incassato la dura reazione dell’Associazione Nazionale Magistrati, difendendo le sue posizioni: «Se è reato sbloccare le opere, venite da me, sono colpevole. Ma io voglio i ladri in galera, non bloccare le opere. Non accuso i giudici ma chiedo di arrivare a sentenza».
«Non accuso i magistrati: li incoraggio a parlare con le sentenze il più veloce possibile. Ma accuso un sistema che non funziona: non ne posso più di un Paese dove le sentenze non arrivano» ha twittato Renzi, pronto ad affrontare anche la mozione di sfiducia al Senato presentata dal M5S. La sicurezza del Pd è stata espressa dal ministro delle riforme Maria Elena Boschi che, nonostante sia stata travolta dall’inchiesta sul Petrolio, ha ribadito di non temere la sfiducia, definendola «un appuntamento fisso come la Champions».
Gli attacchi delle opposizioni si aggiungono a quelli della minoranza Pd, con Massimo D’Alema in testa, il quale ha criticato il premier per la sua intemperanza sottolineando che «dal momento in cui ti mettono sotto inchiesta il ministro è quello meno adatto per dire quello che ha detto sulla magistratura», mentre Cuperlo lo ha invitato «a fare il leader e a unire anziché dividere».
Le tensioni interne e esterne al partito hanno spinto il premier a rinviare la visita a Matera prevista per oggi, ma nel frattempo ha voluto lanciare l’ennesimo appello per far fallire il referendum del 17 aprile, un appello giudicato negativamente da Massimo d’Alema: «È indecente che il maggiore partito italiano inviti a non andare a votare».