Petrolio, la Boschi si difende e attacca i ‘poteri forti’

Nel mirino delle indagini e delle accuse è la vicenda dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata, una vicenda ampia che vede coinvolti nomi importanti della nostra politica e non solo. Sarebbero ventidue i diretti indagati collegati alla vicenda, tra cui Gianluca Gemelli, compagno dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi.
La richiesta di arresto di Gemelli, che è stata rigettata dal gip, è legata alla costruzione del centro oli Total a “Tempa rossa”, Corleto Perticara (Potenza). Tra i coinvolti nella vicenda vi è anche l’ex sindaco di Corleto, Rosaria Vicino, che attualmente è agli arresti domiciliari.
La vicenda è davvero complessa e a partire dalle telefonate dell’indagato Gemelli, si dà il via ad un terzo filone per l’inchiesta che arriva in Sicilia, presso l’autorità portuale di Augusta (dove Gianluca Gemelli ha i natali) e qui, si fa strada tra gli indagati, un altro nome: Giuseppe De Giorgi, ammiraglio della Marina e Capo di Stato Maggiore.
Una vera e propria associazione a delinquere, secondo gli inquirenti.
Ricapitolando sono tre dunque i filoni d’inchiesta: uno riguardante la costruzione del centro oli lucano, sul giacimento di “Tempa rossa”; un secondo filone ambientale sul centro olio dell’Eni a Viggiano; infine il terzo sulle concessioni portuali ad Augusta che indaga sui rapporti tra l’imprenditore Gemelli e il Capo di Stato Maggiore della Marina, De Giorgi.
Intanto nelle indagini che si stanno conducendo in queste ore, si parla anche di possibile disastro ambientale, solo fantasie? L’Eni si difende facendo sapere che le zone interessate e circostanti il Centro Olio di Viggiano, sono monitorate e rispettano perfettamente le normative vigenti. Intanto però la Procura ha fermato da due giorni le estrazioni.
Tirata dentro il vortice delle polemiche e dei sospetti, anche il Ministro Maria Elena Boschi, additata dall’opposizione a seguito della pubblicazione di un’intercettazione che riporta la telefonata della Guidi, con l’indagato compagno Gemelli: “metteremo quella norma al Senato se Maria Elena è d’accordo”. Già per domani o martedì, la Procura di Potenza intende ascoltare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, la Boschi, come persona indagata sui fatti.
La Boschi difende la sua scelta di vedere approvato l’emendamento che ha dato il via libera alla costruzione dello stabilimento di “Tempa rossa” e dichiara: “ogni settore che smuove posti di lavoro ha le sue lobby, ma noi abbiamo una linea chiara: sbloccare il Paese, toglierlo dalle sabbie mobili della burocrazia, […] il provvedimento, atteso dal 1989 era ed è sacrosanto, se poi il compagno della Guidi ha violato la legge è giusto che ne risponda”.
POTERI FORTI CONTRO IL PD?
Dopo la vicenda del tanto discusso decreto “salva banche”, per il ministro Boschi è di nuovo il momento di vedere sulla sua figura e sul suo operato, un grande punto interrogativo. L’opposizione sull’ ennesima indagine firmata Pd, non perde tempo per gridare nuovamente allo scandalo e stavolta si muovono più fronti per attaccare il partito del Governo, anzi, il Governo stesso.
Di fatti, dopo le ovvie dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico Guidi, dal centrodestra e Forza Italia, arriva sia alla Camera che al Senato, una mozione di sfiducia al Governo.
Il M5S fa sapere che analogamente al centrodestra, presenterà un proprio documento e invita tutti al voto, per sfiduciare il Governo.
La Boschi in un’intervista alla stampa sostiene:” I poteri forti sono contro di noi”; della stessa idea del Ministro, è il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi che si vede coinvolto in prima persona nelle vicende aperte dall’inchiesta e anzi, il Premier rivendica l’emendamento incriminato e soprattutto rivendica la buonafede di un provvedimento da lui fortemente voluto per lo sviluppo di questo Paese.
Intanto però, Renzi sta “combattendo” in prima persona le accuse che giungono al suo Governo, ma soprattutto al suo partito, in particolar modo dal MoVimento 5 Stelle e il segretario dem annuncia nella sua enews: “il Pd ha deciso di querelare in sede civile e penale Beppe Grillo che pure alle condanne penali – a differenza nostra – è abituato. Perché lo ha fatto? Perché Grillo non si è limitato alle polemiche, anche dure. Ha detto che su questa vicenda il Pd ‘e’ colluso e complice. Tutti con le mani sporche di petrolio e di soldi. Sono parole pesanti come pietre: colluso, complice, mani sporche di denaro”.
In questo clima molto pesante all’interno del quale versa l’attuale politica italiana, arriva la risposta a Matteo Renzi, direttamente dal blog di Beppe Grillo:”Adesso cercano anche di intimidire minacciando querele. Parlano di diffamazione solo nel tentativo di nascondere e fuorviare la verità”.
Intanto, tra lo sconcerto dell’opinione pubblica, si aspettano i prossimi giorni, sia per vedere i risultati ottenuti dalle indagini della Procura della Repubblica di Potenza, sia per quanto riguarda le “sorti” del nostro Governo incriminato.