Ddl Cirinnà: quel M5s a metà strada tra Don Abbondio, Lello Mascetti e vecchie zitelle

Il nuovo ‘muro contro muro’ dei democratici e dei pentastellati spinge Renzi al nuovo ‘abbraccio politico’ con Alfano, che detta le sue condizioni. Per il M5S ancora un’occasione sprecata di marcare le sorti politiche del Paese.
Sul tema delle unioni civili, il M5S sta perdendo l’ennesima, buona occasione per provare ad incidere veramente nel destino politico italiano. La discussione sul ddl Cirinnà è un nuovo banco di prova sul quale Renzi, spavaldo, sfida i Cinquestelle che, come sempre più spesso avviene, sibilando tra i denti inutili tecnicismi ed argomentazioni talmente vacue ed arzigogolate da sembrare licenziate dal pensiero del miglior conte Mascetti, rifugiano, ancora una volta, per specchiarvisi, nell’isolazionismo più intransigente.
Uno schema che si sta ripetendo con una certa costanza (addirittura sin dai tempi delle consultazioni e del mandato esplorativo di Bersani ), quello secondo il quale Renzi cerca ‘sottobanco’ unità di intenti con i grillini, che pubblicamente ne prendono le distanze (spesso con futili apriorismi, senza entrare nel merito delle questioni) spingendo di fatto il PD alla convergenza ‘adulterina’ al Centro, salvo poi gridare all’inciucio ed al pericolo ‘partito della nazione’. Lo schema si è ripetuto oggi, con reciproco scambio di accuse di non voler convergere ed entrare nel merito del disegno di legge sulle unioni civili, sul quale , pare di intuire che il problema reale sia la ‘paternità politica’ del provvedimento ed il colore della penna con la quale viene scritto, e non l’importante riforma che regalerebbe all’Italia una dimensione più ‘europea’ e laica in tema di convivenze stabili ed adozioni. E così Renzi, in giornata, trova nel ‘vecchio’ e fidato alleato Alfano un comodo rifugio, che in cambio dell’appoggio numerico al Senato, chiede un sostanziale smantellamento, ovviamente in chiave ‘neocon’, dell’impianto della legge, con l’azzeramento di ogni velleità di legiferare anche sulla stepchild adoption.
Questo ‘non volersi sporcare le mani’, alla lunga, finirà col penalizzare il movimento di Grillo, che, nell’attesa di diventare maggioranza assoluta nell’opinione pubblica (e sulle effettive possibilità del MoVimento di prendere in mano il governo del Paese, con l’attuale modus operandi, sfidando lobbies ed equilibri precostituiti ci sarebbe molto da dire), rischia di dilapidare il consistente patrimonio elettorale, lascito delle urne. Paradossalmente viene da pensare che questo atteggiamento non sia sempre strenuo tatticismo, ma difetto di coraggio e quello, come si faceva notare nei riguardi di Don Abbondio nei ‘Promessi Sposi’ – per rimanere in tema di unioni civili e matrimoni proibiti- “se uno non ce l’ha, non può darselo”. E questo sta relegando sempre più Di Maio & Co. al ruolo di “vasi di coccio tra i vasi di ferro” Renzi e Salvini.
Il vero problema del web-party grillino è quello di darsi una connotazione politica definitiva, di essere propositivo quando si rivolge alla rete ed agli iscritti per attingere l‘obiettivo politico; di essere, almeno in qualche occasione, ‘induttivo’ verso i propri iscritti, piuttosto che ‘deduttivo’. Non appellarsi alla rete per ricevere il ‘mandato popolare’, o per prendere atto di linee di indirizzo dettate subconsciamente dal blog di Grillo, ma sottoporre idee e progetti, già declinati, all’approvazione o al diniego dei cyberelettori.
C’è una vera e propria prateria politica aperta in questo Paese, all’interno della quale si crogiolano molti tra i milioni di Italiani che da anni ormai, sempre più numerosi, si astengono dal voto. Questo spazio politico è l’area liberal-democratica, laica, che crede nei diritti civili, nella giustizia ‘giusta’ ed efficiente, legalitaria, riformista, europea. Se il M5S saprà occupare quello spazio politico, ‘decidendo di decidere’, stanando i propri iscritti e simpatizzanti dal loro ‘isolazionismo da tastiera’, tentare delle convergenze sui singoli temi con le altre forze politiche, potrà veramente aspirare, a stretto giro, a prendere in mano le chiavi del Paese, sventolando comunque il vessillo della propria ‘integrità morale’. Viceversa, finirà come quella vecchia zia che tanto ci amava da bambini, che indecisa fino all’ultimo sull’uomo da sposare e non ritenendone nessuno veramente degno di impalmarla, morì zitella, lasciando comunque e inevitabilmente tutte le fortune accumulate a chi, in vita, non l’aveva particolarmente amata.
Daniele Di Giovanni