Ddl Cirinnà, impasse in Aula e fermento in piazza

112 contro 208, questi i numeri attuali di cui dispone il Pd al Senato che rappresentano uno scoglio per l’approvazione del ddl Cirinnà.
Insomma una legge che era nata dai buoni propositi del Pd e che doveva essere il fiore all’occhiello dell’attuale Governo, ma che tarda ad arrivare.
Continuano a susseguirsi discussioni e rinvii circa la legge sulle unioni civili che proprio non riesce a trovare i numeri in Aula che le garantiscano l’approvazione.
I Parlamentari sono divisi, e lo sono a causa di schieramenti e ideologie, molteplici e differenti tra loro, che proprio non riescono a convergere in un’intesa comune.
Nel frattempo in queste settimane, mentre le discussioni tra partiti proseguono, non tardano ad arrivare manifestazioni e campagne di sensibilizzazione organizzate dalle parti in causa: gruppi e associazioni gay che, tanto per fare un esempio, a Milano hanno organizzato un flash mob per i diritti civili, portando in Piazza Duomo i colori dell’arcobaleno che contraddistinguono l’associazione italiana Arcigay.
Di tutto questo marasma generale, dei numeri che proprio sembrano mancare affinchè si giunga all’approvazione del ddl Cirinnà, sembra molto preoccupato il Presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi che ora attribuisce, in special modo al M5S, la colpa della mancata approvazione della legge, accusando il MoVimento di avere come unico intento il “volere il male del Pd”.
Intanto Renzi, all’assemblea del Pd è stato chiaro su ciò a cui auspica: “un accordo di governo immaginando un emendamento sul quale dobbiamo essere pronti anche a mettere la fiducia. Che paura possono fare due persone che si amano, che chiedono di avere un’unione forte tra di loro? A me fanno paura quelli che si odiano”.
Per far questo però, hanno dichiarato il Premier Renzi e il Senatore Luigi Zanda, si vuole mirare ad un riavvicinamento con il gruppo Ncd di Alfano.
I centristi però sembrano non voler cedere su quello che da giorni è il loro punto fermo: il no categorico alla stepchild adoption.
Dunque affinché si raggiungano in Senato i numeri tanto attesi, sembra chiaro che l’andare in contro a Ncd implichi una revisione, se non uno stravolgimento o depennamento della legge, nella sua parte sulle adozioni.
Questo intesa che sta prendendo piede tra le intenzioni del Premier sembra non piacere agli altri Senatori della sinistra italiana come dimostra quanto sostenuto da Miguel Gotor : “Se scegliere l’accordo con Ncd significa rinunciare alla stepchild, noi non ci stiamo”.
Insomma sembra davvero far acqua da tutte le parti questo disegno di legge che pecca di un punto comune alle diverse dottrine appartenenti alle parti che si trovano a dover esprimersi in Aula.
Martedì sera alle ore 20 si terrà un’assemblea al Senato, alla quale il Premier intende partecipare e tentare di portare l’Aula ad un accordo sulla questione delle unioni civili che da troppo ormai si sta portando avanti tra indecisioni e rinvii.
Intanto continuano le mobilitazioni e le sensibilizzazioni, da parte di quell’opinione pubblica che vuole e auspica alla tanto attesa approvazione del ddl in tutta la sua interezza; un esempio viene dal movimento LGBTI che invita la società civile, tutta, compresi quei senatori che credono nel ddl Cirinnà, a prendere parte ad una manifestazione a Roma, in programma per il 5 marzo.
Alcuni membri del movimento LGBTI inoltre, dal 24 febbraio continueranno il presidio a Palazzo Madama, dove da settimane incalzano le discussioni sui diritti che essi rivendicano.
Sembra di fatti mancare la presa di coscienza sul fatto che un gran numero di cittadini, rivendica da oltre 30 anni diritti sulle unioni, diritti che un tempo erano lontani, che oggi sembravano ad un passo dalla loro realizzazione e che però, ecco, hanno incontrato un però in Aula.