Verdini: dal Nazareno a una nuova maggioranza di governo

Verdini e il mercato della politica
Il 31 gennaio si chiude il calcio mercato invernale, invece il mercato della politica, non sembra conoscere sosta. In sei mesi dall’uscita da Forza Italia, l’ex coordinatore Verdini, è riuscito ad assicurarsi nel gruppo parlamentare Ala (Alleanza Liberalpopolare-Autonomie) alla Camera 9 deputati e al Senato 18 senatori. I numeri sembrano destinati a crescere e il partito di Verdini ieri ha messo un primo piede nella maggioranza di governo.
Dopo il voto al ddl Boschi sulle riforme, i senatori di Denis Verdini, nelle votazioni di metà legislatura per il rinnovo delle Commissioni al Senato, hanno incassato tre vicepresidenze in tre Commissioni di forte peso: Bilancio, Finanze e Difesa, andate rispettivamente a Pietro Langella, Eva Longo e Giuseppe Compagnone.
Verdini e le critiche di Forza Italia e MoVimento 5 Stelle
A nessuno sfugge come i senatori di Ala dopo aver permesso al presidente Renzi di ottenere la maggioranza assoluta dei voti in Senato sulle Riforme Costituzionali ieri abbiano subito presentato il conto al PD.
Prevedibili le proteste di Forza Italia che oggi con Brunetta torna a farsi sentire: «Ieri Verdini e’ ufficialmente entrato in maggioranza. Quando cambiano le maggioranze normalmente il presidente del Consiglio ha l’obbligo di riferire al capo dello Stato, e dopo che ha riferito al presidente della Repubblica deve presentarsi alle Camere per spiegare in Parlamento che non c’e’ piu’ una maggioranza ma ce n’e’ un’altra».
Anche dal Movimento 5 stelle non mancano le polemiche «Renzi e Verdini sono alleati e si fanno scambi per riconoscenza- afferma Luigi Di Maio – Renzi tiene in piedi la riforma istituzionale e Verdini in cambio ottiene posti nelle commissioni e ci ha anche guadagnato che nel nuovo Senato ci sarà l’immunità parlamentare, così potranno andarci i suoi accoliti».
Renzi: «Verdini non entra in maggioranza… lasciatemi governare»
Il PD non deve fare i conti soltanto con i gruppi di opposizione, critiche vengono dalla minoranza interna che con Roberto Speranza picchia duro: «Forse e’ il caso che Renzi ci dica se esiste una nuova maggioranza politica che sostiene il governo con Verdini dentro. Se e’ cosi’ si apra un dibattito pubblico e in Parlamento». Il capogruppo in Senato Luigi Zanda prova a stemprare le polemiche: «Le vicepresidenze delle commissioni, per prassi, vanno in parti uguali a parlamentari di maggioranza e di opposizione» e il premier Renzi ieri, intervistato a Porta a Porta, si è affrettato a chiarire: «Verdini non entra in maggioranza… lasciatemi governare».
Il Presidente della Toscana Enrico Rossi teme una perdita di consensi con l’avvicinamento di Verdini
Difficile però non vedere come sia cambiato l’assetto della maggioranza e l’attuale presidente della Toscana Enrico Rossi (PD) mostra scetticismo nei confronti di “un grande centro” che «Rischia di allontanare dal Pd molte persone che si sentono di sinistra e che credono che l’obiettivo non sia creare un grande centro ma tenere viva una dialettica a sinistra». Non solo dalle opposizioni ma soprattutto dalla minoranza PD viene, dunque, osteggiato l’avvicinamento a Denis Verdini.
Chi è Denis Verdini
L’asse tra Renzi e Verdini non nasce, però, con il Patto del Nazareno, ma l’amicizia tra i due politici toscani risale a diversi anni fa e sarebbero stato proprio il sostegno di quest’ultimo a permettere al nostro presidente del consiglio di diventare sindaco di Firenze nel 2009, come riportato da Libero Quotidiano. Uomo austero e silenzioso, Verdini entra in Parlamento nel 2001 con il listino bloccato di Forza Italia, nel 2009 diventa coordinatore del PDL e nel 2014 membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia, partito dal quale esce ufficialmente nel luglio scorso. Con una sola interrogazione presentata e soltanto 4 emendamenti a sua prima firma in tutta la legislatura, Denis Verdini è al penultimo posto della classifica di Openpolis sulla produttività dei senatori con un punteggio di 2.9%. Nonostante la scarsa produttività in Parlamento, il senatore toscano da tempo riveste un ruolo importante come regista della scena politica italiana ed è un anello di congiunzione fondamentale tra la destra e la sinistra, ma il vero ingresso di Ala nel governo potrebbe concretizzarsi solo ad ottobre dopo il voto sul referendum, quando sarà importante anche l’appoggio di Verdini per la vittoria finale del Sì.