Renzi, in Europa meglio prudenti che ‘scomodi’
Renzi vs Juncker, la vicenda
Le dichiarazioni dei giorni scorsi del primo ministro Renzi non sono piaciute al numero uno della Commissione europea Jean-Claude Juncker; quest’ultimo, dopo aver rivendicato la paternità della via a una maggiore flessibilità, ha accusato Renzi di essersi pubblicamente e indebitamente assunto il merito di questa apertura in un discorso tenuto a Strasburgo alla fine del mandato semestrale di presidenza italiana. Il primo ministro, commentando le dichiarazioni del lussemburghese, ha parlato di polemiche assurde aggiungendo inoltre che “l’Europa non è semplicemente un’accozzaglia di regolamenti. Noi li rispettiamo tutti e mettiamo il nostro onore per ridurre le procedure di infrazione e andare a testa alta. Diciamo con molta franchezza che l’Europa è innanzitutto identità, cultura e idealità. E’ finito il tempo in cui qualcuno immagina di telecomandarci da fuori, meritiamo rispetto”. Alle parole di Renzi ha risposto a sua volta Juncker, che senza mezzi termini ha lamentato la mancanza di “un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati”. Alle accuse mosse dal presidente della Commissione, il ministro degli esteri Gentiloni ha replicato sostenendo che si tratta di polemiche inutili e che “l’Italia ha un governo nel pieno dei suoi poteri. Abbiamo un continuo dialogo con le istituzioni, abbiamo un ministro degli Esteri, dell’Interno e dell’Economia: a seconda delle questioni, l’Italia ha un governo nel pieno dei suoi poteri”. A quanto sostenuto da Gentiloni, Renzi ha aggiunto che l’Italia è “sempre più aperta e attrattiva per gli investimenti internazionali. Con grandi aziende globali che hanno deciso di puntare sul nostro Paese. Come Cisco, i cui vertici ho incontrato questa mattina”. Questa, ha precisato il primo ministro, è “la risposta migliore a chi, forse impaurito da questo nuovo protagonismo italiano, preferirebbe averci più deboli e marginali, come purtroppo è spesso accaduto in passato. Se ne facciano una ragione: l’Italia è tornata, più solida e ambiziosa”. Insomma, da una parte Juncker accusa Renzi di ‘assenza’ istituzionale mentre il primo ministro respinge le invettive definendole ‘inutili polemiche’ rivendicando anche una maggior considerazione dell’Italia in ambito europeo.
Renzi – Juncker o Roma – Bruxelles: i punti più delicati
Nel mezzo però ci sono ben più importanti questioni che rendono tesi i rapporti tra Roma e Bruxelles: flessibilità di bilancio, banche e flussi migratori. Sul tema bilancio, l’Italia chiede più margine di manovra (circa 10 miliardi) ma la Commissione per il momento preferisce la tattica attendista e rimandare – non a caso – sulla decisione che verrà assunta il prossimo aprile. Anche la questione banche ha il suo peso specifico nell’equilibrio dei rapporti: le modalità proposte dal governo per salvare gli istituti di credito non sono piaciute a Bruxelles, che non vede di buon occhio l’intervento diretto dello Stato e preferisce il cosiddetto bail-in. Polarità, infine, anche sulla questione immigrazione: l’Italia vorrebbe porre a carico del bilancio comunitario i 3 miliardi destinati alla Turchia mentre da Bruxelles si preferirebbe un riparto differente: un miliardo dalla comunità e due dai Paesi membri.
Renzi, è troppo presto per alzare la voce
La situazione non è facile da gestire e almeno per il momento sembra complicarsi invece di avviarsi ad una risoluzione. Renzi probabilmente sta correndo un po’ troppo con una vettura che a malapena resta in moto e il rischio è quello di ricevere il ‘no’ di Bruxelles sulla flessibilità e ritrovarsi nuovamente – a piedi – al box dell’austerità. Sebbene ci siano alcuni, timidissimi, segnali di ripresa, questi sono ancora del tutto insufficienti per poter tirare eccessivamente la corda nell’Ue: il calo della disoccupazione è un dato certo ma 300mila posti in più sono pur sempre briciole rispetto a 4 milioni di senza lavoro. Stessa cosa si può dire ad esempio per i 100 milioni che Cisco System investirà nel Paese; sono piccoli passi avanti ma al momento insufficienti a sanare la disastrosa situazione economica e ad appianare l’enorme debito pubblico. L’Italia, che non possiede risorse strategiche e importa praticamente il totale dell’energia e dei minerali che servono a mantenere in vita il Paese, non può certo permettersi in questa fase di alzare la voce, sebbene sia tra i maggiori finanziatori dell’Ue: serve invece estrema prudenza e ponderazione da parte dei propri rappresentanti, che devono ricucire gli strappi e creare un clima di fiducia nei confronti dell’Italia. Come dice Ecclesiaste, “esistono una stagione e un tempo per ogni cosa; sbagliato quindi l’atteggiamento assunto da Renzi, che ha parlato di Paese ‘scomodo’ all’Ue perché capace di dire la sua: l’Italia non può ancora ‘dire la sua’ e crearsi delle antipatie in questo momento significherebbe soltanto prolungare il periodo di forzato silenzio in cui si tace e s’ingoiano le politiche d’austerità imposte da Bruxelles.