Renzi: l’Italia è in moto, populismo battuto 4 – 0

“Non credo ci sia schiavitù o barbarie in Italia, la mia posizione sull’Ordine dei giornalisti è nota: io sono per abolirlo”: così Matteo Renzi ha inaugurato la conferenza di fine anno, rispondendo al presidente dell’Odg Enzo Iacopino che in apertura aveva parlato di ‘schiavitù’ in riferimento ad alcuni editori. Il primo ministro ha parlato anche della Rai, sostenendo che “questo governo l’ha data in mano a persone competenti”. Secondo Renzi – che durante la conferenza si è aiutato con diverse slides in cui erano elencate le cose fatte dal governo rispetto alle previsioni dei ‘gufi’ – il 2015 “è andato meglio del 2014, lo dice la realtà dei fatti”. E via al valzer delle slides: “lo scorso anno si diceva che l’Italia è in stagnazione perenne; quest’anno il Pil torna a crescere (+0,8%). Lo scorso anno si diceva che il Jobs act non sarebbe stato approvato, oggi abbiamo 300mila posti in più; c’è un +97% sui mutui e quando un ragazzo ti ferma per strada e ti ringrazia per il posto di lavoro, ti rendi conto Jobs act e riforme hanno portato tutele”.
Renzi ha parlato anche del taglio dell’Imu, definendola un’operazione che “i governi precedenti hanno discusso a lungo” ma a differenza nostra non hanno mai portato a compimento. Sulla questione immigrati il primo ministro ha sottolineato che nel 2015 – nonostante gli sbarchi continui – è diminuito il numero di immigrati rispetto al 2014 e che “siamo di fronte a un problema europeo”. Per quanto riguarda la scuola, Renzi ha riconosciuto che il governo abbia “sofferto”, ma ora – ha precisato – “la Buona scuola è legge”.
Due anni fa c’era una “legislatura strascicata che non andava avanti. L’Italia si è rimessa in moto, è stabile ed è una vittoria della politica sul populismo per 4 a 0: dall’elezione del Presidente della Repubblica alla riforma costituzionale passando per la questione immigrazione fino ai professori e la scuola”. Il 2015 “è stato l’anno delle riforme, siamo il governo che fa meno decreti legge e stiamo riducendo la produzione normativa, il 2016 sarà l’anno dei valori”. Renzi ha ricordato gli investimenti sulla cultura, previsti anche dalla legge di stabilità, che introduce “denaro per le scuole, le università, la ricerca, i servizi civili, la cultura e i valori”. Il primo ministro ha posto l’accento sull’indice di fiducia, definendolo “spaventosamente alto” (consumi 2015: 117,6; 2014: 97,4) e prendendosi “impegno personale” a proseguire su questa strada “nonostante polemiche e difficoltà” perché “ci sono energie vitali che hanno amore per l’Italia”. Renzi ha specificato che “questo – quello di capo del governo – sarà l’ultimo incarico pubblico” che ricoprirà, segno di un “approccio” che “dimostra” sincero “interesse verso il bene del Paese”.
Per quanto riguarda l’ambiente, Renzi ha ricordato che il suo esecutivo ha varato leggi contro i reati ambientali e che oltre al “grande risultato di Parigi”, l’Italia s’impegnerà “per l’installazione di colonnine elettriche, per il rinnovo del parco mezzi pubblici e nell’efficentamento dell’edilizia popolare” perché “i Pm10 segnalati dalle centraline sono solo una concausa dell’inquinamento”. L’Italia “è tra i Paesi europei che ha prodotto una tra le migliori curve” per quanto riguarda la riduzione di emissioni; “non bisogna cadere nella demagogia”.
Renzi ha riconosciuto che alcuni provvedimenti e situazioni (Jobs act, immigrazione, articolo 18) hanno comportato un restringimento dei consensi ma “un leader non commenta i sondaggi , il nostro dovere è cambiarli. Serve la solidità di capire che in alcune partite si può perdere consenso” ma i soli dati che il primo ministro ha detto di tenere sott’occhio sono quelli della grande distribuzione “perché a me interessa la ripresa dei consumi”.
Sulle 4 banche finite sotto i riflettori, Renzi ha chiarito che “noi abbiamo a cuore il destino di quelle persone; chi è stato truffato deve sapere che lo Stato è dalla sua parte”. Per il primo ministro “non c’è rischio sistemico, e le banche italiane più solide rispetto a quelle di altri Paesi” inoltre “non abbiamo chiesto deroghe all’Europa”. Quello che però ancora manca secondo il capo del governo è la “trasparenza”, uno snellimento dei documenti che l’utente deve vagliare prima di apporre la propria firma: serve “un solo foglio, chiaro, che spieghi cosa accade al denaro investito”.
Sulle unioni civili Renzi ha espresso rammarico per non aver chiuso la questione entro l’anno ma ha precisato che si tratta di un “tema che divide (anche all’interno del pd e Fi) e va depurato dalle tensioni di politica stretta: farò di tutto perché il 28 gennaio in Senato ci sia un dibattito aperto e sereno, questo è un provvedimento in cui il governo non deve imporre la fiducia”.
Il referendum costituzionale, che dovrebbe svolgersi in ottobre, è visto da Renzi come spartiacque tra il successo o meno della sua carriera: “se perdo al referendum considererò fallita la mia esperienza in politica; abbiamo scommesso sul referendum” perché “gli italiani vogliono un Paese più semplice”. Sulla Legge di stabilità e sul giudizio dell’Europa, il primo ministro ha ribadito che il Paese si sta “muovendo dentro le regole; l’Italia ha chiesto tutta la flessibilità possibile sulle riforme (0,5%), uno 0,3% sugli investimenti e un margine di 0,2 punti che nasce da una clausola del ’97” (suggerita da Gualtieri) che consente la richiesta di “margini per eventi eccezionali durante l’anno in corso, come la questione immigrazione”. Questo margine – osserva Renzi – è stato richiesto dall’Austria e dalla Francia; possiamo chiederlo anche noi, perché “abbiamo rispettato tutte le regole usando la flessibilità” che esse stesse prevedono. “Ogni anno mettiamo 20 miliardi in Europa e ne ritornano circa 11; anche per questo vogliamo rispetto”.
Sull’avanzamento dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Ue, Renzi ha condiviso la posizione assunta prima da Prodi e poi dalla Pinotti, giudicando un errore il rallentamento voluto da alcuni Paesi durante la fase di negoziazione. Per quanto riguarda la Libia, il primo ministro ha allontanato l’ipotesi di azioni unilaterali che – ha ricordato – “non hanno funzionato” ed ha promosso invece un agire corale sotto “l’egida dell’Onu”. L’Italia, secondo Renzi, sta sollevando una questione “innovativa, la presenza in tanti scenari di guerra non basta; la risposta al nichilismo si ottiene con i valori, come l’identità, che non è contraria all’integrazione ma è una sua componente”.
In chiusura Renzi ha parlato di primarie nel Pd per le amministrative di Roma, che si terranno “credo il 6 marzo” ed ha aggiunto: “Il Pd ha il particolare di non avere uno che decide i candidati, ma ha una comunità che sceglie con le primarie. Non fa queste cose come ‘espelli anche tu un senatore al giorno’, né scopri un candidato all’ultima cena ad Arcore”. “L’elucubrazione di alcuni autorevoli esponenti del Movimnto 5 Stelle che ci dicono ‘hanno talmente paura che vogliono rimandare le elezioni a Roma’ è una sorta di allucinazione, visioni allucinogene che non esistono nella realtà. Si vota nel 2016: intorno al 10 di giugno, si voterà per il prossimo sindaco di Roma”.