Luigi Meduri, dalla Dc al Pd alle manette

L’inchiesta delle fiamme gialle che ha condotto all’arresto di 10 persone tra dirigenti e funzionari Anas con l’accusa di corruzione, ha coinvolto anche Luigi Meduri, ex presidente della Regione Calabria. Meduri è un politico navigato, nel 1975 entrò nel consiglio comunale di Reggio Calabria – sua città d’origine – come esponente della Dc e vi rimase fino al 1990, ricoprendo durante alcuni mandati anche il ruolo di assessore alla Pubblica Istruzione e alla Cultura.
Nel 1990 – sempre tra le fila della Dc – divenne membro del Consiglio regionale e in breve tempo riusci ad entrare nella Giunta di Donato Veraldi, ottenendo deleghe al Lavoro, alla Formazione professionale e alla Pubblica Istruzione. Dopo tangentopoli e l’inesorabile fine della Dc (nonostante il tentativo di salvataggio di Mino Martinazzoli), i democristiani ruppero le righe, riaggregandosi in partiti ‘nuovi’ o confluendo in altri già esistenti. Il partito ‘nuovo’ più consistente – che guardava a sinistra dello schieramento – era il Ppi, dove approdò anche Meduri.
Nel 1995 divenne consigliere regionale per il Partito popolare italiano e fu eletto segretario dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Quattro anni più tardi rilevò Caligiuri (FI) e divennne presidente della Regione Calabria, sostenuto dalla coalizione che componeva l’Ulivo: DS, Ppi, Udr, FL, FdV. Nel 2001 entrò alla Camera dei deputati in veste di onorevole tra le fila dell’Ulivo e nel 2006 avanzò la sua candidatura a senatore, senza però ottenere la nomina. La mancata elezione a senatore venne però ampiamente mitigata dall’incarico ricoperto in qualità di sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture nel Governo Prodi II. Con la fine – o meglio – la trasformazione dell’Ulivo in Pd, anche Meduri seguì questa strada aderendo al nuovo soggetto politico, di cui è membro dell’Assemblea nazionale.