Def, Renzi e Padoan ottimisti ma il pareggio di bilancio slitta al 2018
E’ ottimista Matteo Renzi dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza da parte del Consiglio dei ministri: “Si aspettavano un dato più basso della nostra crescita, ma oggi molti indicatori dicono che l’Italia è ripartita e il Def non può che fotografare lo stato dell’arte, una crescita più alta, +0,9% ” per il 2015 (prima era dello 0,7 – ndr.). Secondo i nuovi dati di aggiornamento del Def, il rapporto debito/Pil si attesterà nel 2015 al 132,8% e nel 2016 scenderà al 131,4%, per la prima volta in calo dal 2007. Ulteriore dato positivo per il primo Ministro è quello fornito dall’Ipsos, che indica un +5% di gradimento nei suoi confronti e, al contempo, evidenzia un calo nella percentuale di consenso verso Matteo Salvini.
Considerando la positività delle stime, Renzi ha così sintetizzato l’operato del Governo: “Nel 2015 abbiamo svoltato, nel 2016 acceleriamo. C’è una crescita più alta rispetto alle aspettative, meno 40% di cassa integrazione, più posti di lavoro stabili, più turismo, più consumi”. Dunque tutto bene? no. Quelle elaborate e discusse sono soltanto stime – peraltro addirittura inferiori all’1% per quanto concerne il Pil: praticamente nulla – ed essendo stime soffrono di un certo grado di volatilità, che può essere influenzato sensibilmente da una quantità di variabili che superano di gran lunga il numero di elementi che tengono in piedi il dato sul Pil. Basta andare a ritroso nel tempo per verificare come le stime abbiano dovuto essere riviste – spesso al ribasso – per rendersi conto della loro volatilità. Tuttavia, a supportare le parole e l’ottimismo di Renzi c’è il commento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha spiegato: “Siamo all’interno delle regole anche per quanto riguarda il debito, quello che conta è il percorso di aggiustamento strutturale”.
Al di là delle stime c’è però un dato, praticamente certo, che riguarda lo slittamento dell’obiettivo ‘pareggio di bilancio’; dal 2017 è stato infatti spostato al 2018. Questo significa che il fardello più ingombrante – il debito pubblico – resterà ancora a lungo al di sopra del 130% del Pil, un dato non incoraggiante che obbliga a mantenere una grande prudenza e ad evitare proclami su una prossima accelerazione della ripresa economica e su una futura manovra già definita da Renzi “espansiva”.