Universitari contro i rettori a vita
Continua la mobilitazione delle associazioni universitarie in tutta Italia per chiedere il rinnovo del vertice degli atenei nelle sedi in cui i rettori hanno esaurito il proprio mandato.
Tra i pochi aspetti positivi della celebre riforma Gelmini, la 240 del 2010, vi era l’introduzione di un limite temporale al mandato rettorale (6 anni). Questa dava comunque la possibilità ai rettori in scadenza di rimanere in carica per un altro anno negli atenei che avessero adottato il nuovo statuto entro sei mesi di tempo.
Per la legge, dunque, dopo l’adozione del nuovo statuto (entro l’ottobre 2011) il rettore restava in carica per garantire il perfezionamento della procedura e, terminato l’anno accademico (2011-2012), finiva la proroga e si eleggeva il nuovo rettore.
Ma a questa proroga è andata presto ad aggiungersene un’altra: i rettori che avrebbero dovuto essere sostituiti nel 2011, sono stati quindi prima prorogati fino alla fine del 2012, e poi al 31 ottobre 2013.
Ciò perché a far partire i termini non sarebbe il momento dell’approvazione dello statuto da parte dell’ateneo ma quello successivo del via libera del governo o della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, con la conseguente concessione al rettore di un ulteriore anno di mandato.
La disposizione di cui parliamo presente nella riforma Gelmini, quindi, a un anno e mezzo dalla sua entrata in vigore resta ancora inattuata.
Ma il 2013 potrebbe essere l’anno giusto per assistere all’uscita di scena di alcuni rettori eletti da più di un decennio. Il caso più clamoroso è quello di Giovanni Cannata, a capo dell’università del Molise dal 1995, che tra un anno finalmente abbandonerà dopo 18 anni di mandato. Toccherà anche a Marco Pacetti del Politecnico delle Marche, in carica dal 1997, a Marco Mancini dell’università della Tuscia, in carica dal 1999, a Giovanni Latorre, rettore dell’Unical di Cosenza anche lui dal 1999, e a Raimondo Pasquino, in carica all’università di Salerno “solo” dal 2001.
Ermes Antonucci
12 giugno 2012