Intercettazioni, Soro tira le orecchie a Renzi
ROMA — Antonello Soro, Garante per la protezione dei dati personali, scrive a Matteo Renzi, Presidente del Consiglio.
Al centro della lettera «il disegno di legge governativo AC 2798, e, in particolare, ai criteri di delega per il rafforzamento delle garanzie di riservatezza nell’ambito della disciplina delle intercettazioni». Un tema di grande rilevanza, come subito sottolineato da Soro, che deve tener conto del diritto di informazione, delle esigenze di giustizia e sicurezza, della pubblicità del processo e del segreto istruttorio, della riservatezza delle parti e dei terzi, a qualunque titolo siano coinvolti nel procedimento.
La riservatezza è un diritto che purtroppo al giorno d’oggi è sempre più «soccombente in un contesto di mediatizzazione dei processi», ed è pertanto necessario riequilibrare i rapporti tra le esigenze investigative, l’informazione e appunto la riservatezza, tutelando maggiormente quest’ultima.
È assolutamente necessaria una adeguata selezione delle notizie da diffondere, ricordandosi che non tutto ciò che è di interesse del pubblico, è necessariamente anche di pubblico interesse.
Le intercettazioni sono una risorsa investigativa fondamentale, ma devono essere gestite con molta attenzione, evitando fughe di notizie da parte degli inquirenti e della stampa, che possano danneggiare la privacy degli interessati e pregiudicare le indagini, violando il segreto istruttorio. Il giornalismo di trascrizione fa scadere la qualità dell’informazione.
Di conseguenza, il Garante ha prescritto sia alle Procure della Repubblica che ai gestori telefonici delle misure di sicurezza per gestire i dati personali acquisiti tramite le intercettazioni.
È da evitare inoltre che il doveroso diritto di cronaca non diventi una gogna mediatica attraverso l’uso del sensazionalismo e di uno sguardo «dal buco della serratura». Sono stati adottati provvedimenti di blocco per impedire violazioni alla dignità come ad esempio scandagliare senza alcuna utilità l’intera vita degli indagati.
È stata inoltre promossa una riforma del Codice deontologico dei giornalisti, dato che lo stesso Ordine non ha voluto concludere il percorso di riforma. Il Garante invita quindi Parlamento e Governo a farsi carico di questa esigenza legislativa al fine di evitare quella «pesca a strascico» nella vita degli altri attraverso il degeneramento di un utilizzo indiscriminato delle intercettazioni.
È necessario garantire quindi una maggiore selezione del materiale investigativo, assicurando che negli atti processuali non siano riportati spaccati di vita privata del tutto estranei al tema di prova.
La lettera si conclude sottolineando come questa tutela sia «un passaggio importante. E’, infatti, anche sulla garanzia della privacy che si misura, oggi più di ieri, la qualità della nostra democrazia, tanto più in un ordinamento, quale il nostro, fondato sul primato della persona umana».
Enzo Iacopino, Presidente dell’ordine dei giornalisti, è allarmato da questo richiamo alla selezione delle notizie, ritenendo che esistano già delle norme a tal proposito e che «ci sono episodi che pur non costituendo reato sono di indiscutibile interesse pubblico. I cittadini hanno il diritto di conoscerli per la loro intrinseca valenza morale, ed è singolare che il silenzio sul guardonismo che imperversa in tv e su certa stampa venga rotto proprio in coincidenza con la pubblicazione di fatti che riguardano due esponenti politici», con chiaro riferimento a Lupi e D’Alema.