Ddl anticorruzione, passa al Senato nuova disciplina falso in bilancio. Maggioranza sul filo di lana, per il M5S consultazione online
Per l’esito definitivo del ddl anticorruzione si dovrà attendere in serata, con le dichiarazioni di voto a partire dalle 16.
Nel frattempo, un primo traguardo è stato raggiunto: passano infatti gli articoli 8, 9, 10 e 11 del ddl, quelli che reintroducono de facto il reato di falso in bilancio, depenalizzato nel 2001 durante il governo Berlusconi.
Previste pene da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per le società quotate, quelle che immettono titoli sul mercato o le banche in caso di reato gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8 anni; prevista una pena da sei mesi a tre anni se i fatti sono di lieve entità, “tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta”.
Non è stata una votazione unanime: agli articoli è stato dato infatti parere positivo –a scrutinio segreto- da 124 senatori, con soli tre voti di scarto, situazione che fa rimanere all’erta gli esponenti della maggioranza per l’esito finale del ddl.
Maggioranza che ha persino rischiato di andar sotto all’emendamento Caliendo (FI), che chiedeva modifiche all’articolo 8 sul falso in bilancio, respinto per tre soli voti allo scrutinio segreto –i 2 voti astenuti a Palazzo Madama contano come contrari.
Previsti per la votazione definitiva i no di Forza Italia, ampiamente critica verso il contenuto del ddl, e del M5S, che ha ratificato l’esito della votazione online degli iscritti: l’80,3% dei votanti si è infatti espresso contro.
I grillini hanno inoltre denunciato la presenza di “pianisti” all’interno dell’aula: “Il Movimento 5 Stelle ha già scoperto un pianista che ha votato per il senatore Tarquini (FI) assente in Aula” avverte infatti il capogruppo M5S alla commissione giustizia del Senato“ma di fronte alle denunce del M5S Grasso non annulla votazioni palesemente irregolari”.
Critica la minoranza di SEL, che secondo Peppe De Cristofaro spiega che “il falso in bilancio avrebbe meritato una ben altra impostazione e non un compromesso al ribasso”, alludendo all’uso delle intercettazioni mitigato dalle pressioni di NCD.
Aumentate anche le pene per associazione mafiosa: grazie all’approvazione dell’articolo 4, le pene massime andranno sino a 26 anni di carcere.
Gianluca Pezzano
1 aprile 2015