Quel passo indietro chiesto da Renzi a Lupi
ROMA — Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture, aveva affermato di avere l’appoggio del Governo e di non aver ricevuto richieste da Renzi per un suo «gesto spontaneo», oltre ad avere il pieno sostegno da parte del Nuovo Centrodestra che, come ribadito dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano, lo appoggia avendo «piena fiducia in lui».
Nel tanto atteso «question time», le dichiarazioni di Lupi non sono entrate nello specifico delle accuse a lui rivolte, ma hanno ribadito che «gli obiettivi del Ministero sono, da una parte garantire rapida ed efficiente realizzazione delle opere ritenute necessarie per il Paese, dall’altra garantire la massima trasparenza di questo processo», oltre a specificare che «l’ingegner Incalza dal 31 dicembre 2014 non è più Direttore dell’unità tecnica di missione e non ha né un rapporto di consulenza né di collaborazione con il Ministero», rimandando il chiarimento, doveroso ed urgente rispetto alle legittime richieste dei gruppi parlamentari, ad una informativa in Parlamento «nelle modalità che la Presidenza riterrà opportune».
Ieri pomeriggio il tutto avveniva tra le urlate richieste di dimissioni dei deuptati M5S, che agitavano gli orologi verso quello che ormai definiscono «Ministro Rolex e bugiardo», del quale chiedono a gran voce, insieme a Lega e Sel, una mozione di sfiducia.Il PD rimaneva invece diviso tra una minoranza che chiedeva le dimissioni, ed una maggioranza che invocava chiarimenti e spiegazioni prima di fare valutazioni.
Ma già oggi si prospetta uno scenario che metterebbe Lupi nella condizione di lasciare. Non è sfuggito ieri l’ingresso in Aula di Renzi, un ingresso defilato, senza incrociarsi con l’uscita di Lupi al termine del «question time».
Il Premier non chiede dimissioni dirette, rischio crisi di Governo, ma sembra intenzionato ad una sostituzione di Lupi con Luca Lotti, Sottosegretario alla Presidenza, uomo di fiducia già dall’epoca di Renzi Sindaco di Firenze. Della serie, non ti caccio ma se non te ne vai ti faccio sfiduciare dal Parlamento.
Anche se il Ministro Lupi non è indagato, chiamandosi fuori da tutte le accuse che montano ogni ora sempre di più, il Premier non può permettersi di aspettare oltre, lasciando che la macchia di ulteriori cattive sosprese nell’ambito di questa inchiesta si allarghi troppo.
Paola Mattavelli
19 marzo 2015