Lega Nord: Bossi si dimette dopo lo scandalo
Umberto Bossi ha deciso di dimettersi da segretario della Lega, carica che ricopriva dal lontano 1989, a seguito dello scandalo sui rimborsi elettorali che sta travolgendo il partito. “Chi sbaglia paga qualunque sia il cognome che eventualmente porti” ha detto Bossi, prima di annunciare al consiglio federale riunitosi nella sede di Via Bellerio le sue dimissioni irrevocabili. “Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti, la priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia”, ha aggiunto il Senatur, mentre all’esterno una piccola folla manifestava la propria solidarietà allo storico leader e contestava l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, visto come il traditore, il “giuda”.
Il consiglio federale della Lega avrebbe dovuto decidere la nomina di un nuovo tesoriere al posto di Francesco Belsito, costretto a lasciare il proprio incarico con l’emergere delle inchieste sull’utilizzo improprio dei rimborsi elettorali condotte dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria.
E’ notizia di oggi la scoperta da parte della magistratura di Napoli della presenza di una cartella con l’intestazione “The family” nella cassaforte di Belsito sequestrata a Montecitorio: l’ipotesi degli investigatori è che i documenti siano relativi alle elargizioni ai familiari di Bossi, ma tra i destinatari dei fondi sottratti dalle casse della Lega ci sarebbe anche Roberto Calderoli.
Trovato anche un carnet di assegni che reca la scritta “Umberto Bossi”. Il libretto sarebbe stato rilasciato dalla sede genovese della banca Aletti dove sono versati i contributi elettorali della Lega. Gli inquirenti ritengono che dal conto, gestito dal tesoriere finito sotto inchiesta, provengano le somme destinate a spese personali dei familiari di Bossi.
Stralci di intercettazioni pubblicati oggi riportano varie conversazioni tra Francesco Belsito e l’impiegata amministrativa leghista Nadia Dagrada. Belsito avvisa su una sua possibile sostituzione da tesoriere della Lega: “Gli dici (a Bossi, ndr): capo, guarda che è meglio sia ben chiaro: se queste persone mettono mano ai conti del Federale, vedono quelle che sono le spese di tua moglie, dei tuoi figli, e a questo punto salta la Lega (…). Papale papale glielo devi dire: ragazzi, forse non avete capito che, se io parlo, voi finite in manette o con i forconi appesi alla Lega”.
L’elenco delle spese viene riassunta proprio dai due: i costi di tre lauree pagate con i soldi della Lega, i soldi per il diploma e le multe di Renzo Bossi, le autovetture affittate da Riccardo Bossi (tra cui una Porsche), i costi per pagare i decreti ingiuntivi di Riccardo Bossi e le fatture per il suo avvocato. E ancora: un intervento di rinoplastica a cui si sottopose Sirio, uno dei figli di Bossi; le ristrutturazioni nell’abitazione dei Bossi a Gemonio; un milione di euro da destinare alla scuola Bosina di Varese per Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi; l’acquisto a Milano di bar per conto di Bossi, utilizzando i fondi del partito.
Dalle conversazioni telefoniche emerge anche un episodio legato a un presunto fascicolo formatosi su Renzo Bossi, pupillo di Umberto, che sarebbe stato affossato da Silvio Berlusconi. Sempre su Renzo Bossi, in un’intercettazione dello scorso 8 febbraio Nadia Dagrada dice: “Quando esce una cosa di questo genere sei rovinato…il figlio di lui che ha certe frequentazioni…altro che Cosentino!”.
Le inchieste ora proseguiranno, ma una sentenza definitiva già si è avuta: da questa sera la Lega non ha più alla guida il suo leggendario leader. La testa del partito, fino alla convocazione del prossimo congresso probabilmente in autunno, finisce nelle mani di un triumvirato composto dal coordinatore delle segreterie nazionali, Roberto Calderoli, dall’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni e dalla parlamentare veneta Emanuela Dal Lago.
Ermes Antonucci
5 aprile 2012