Italicum, Renzi cerca l’appoggio del Pd ma la minoranza attacca:«in 30 non lo voteranno»
ROMA – Renzi apre al dialogo con i dissidenti, senza cedere a compromessi. È la legge elettorale che ha spinto il premier a cercare un punto di incontro con la minoranza Pd durante l’assemblea di ieri dei senatori democratici.
Al centro del dibattito tra il presidente del Consiglio e il partito, la necessità di evitare fratture in vista delle riforme, soprattutto dell’Italicum, la cui votazione al Senato continua a slittare. «Parliamone ancora se serve, ma dobbiamo e possiamo chiudere la discussione in 48 ore. Dobbiamo decidere e chiudere, se no c’è il Consultellum» ha dichiarato Renzi, ribadendo di non essere sotto ricatto e facendo notare ai dissidenti di aver già soddisfatto alcune delle loro proposte: soglie, liste bloccate e alternanza.
I tentativi di Renzi volti ad una pacificazione con l’altra faccia del Pd, non hanno sortito alcun effetto positivo e la minoranza guidata da Gotor ha annunciato uno scontro aperto. Manuel Gotor, che per primo ha firmato l’emendamento per ridurre i capilista nominati e per questo diventato il nemico numero uno di Renzi, ha respinto la proposta del premier: «30 non voteranno l’Italicum se esso dovesse essere respinto in aula. Renzi ha concesso qualcosa a tutti sulla legge elettorale, ha fatto il giro delle sette chiese, ma ha ignorato un terzo dei senatori Pd, quella che sarebbe la sua parrocchia…»
A Renzi non è rimasto altro da fare che cercare consolazione al di fuori del partito, e proprio questa mattina l’incontro con Berlusconi vedrà il rafforzamento del Patto del Nazareno, forse l’unica certezza del premier sull’Italicum e sull’elezione del Capo dello Stato contro l’accerchiamento dei democratici.
Benedetta Cucchiara
20 gennaio 2014