Polemiche sulla norma salva-Berlusconi, Renzi pronto a bloccare la riforma del fisco
ROMA – Aumentano i misteri sulla norma salva-Berlusconi. Annunciando un dietro front sul testo della riforma fiscale, il premier Matteo Renzi, intervistato dal Tg5, non ha fatto alcun cenno alla depenalizzazione dei reati fiscali contenuti nell’art. 19 bis, un articolo inserito misteriosamente nel pacchetto riforme nel corso del Consiglio dei ministri del 24 dicembre.
Né il presidente del Consiglio né il ministro dell’Economia hanno voluto sbilanciarsi su una norma chiaramente ad personam, trattandosi di un provvedimento che favorirebbe l’ex Cav nel processo Mediaset: la depenalizzazione delle frodi fiscali scatta infatti «quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile». E, «casualmente», la condanna a Berlusconi si posiziona proprio sotto questa soglia.
Ad accorgersi di questa «apparizione normativa», il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti che, dopo aver giurato di non aver visto il suddetto articolo il giorno 23 dicembre, ha espresso la sua perplessità di fronte alle modifiche del testo apparse dopo il Consiglio dei ministri della vigilia di Natale: «L’idea di aumentare la soglie che fanno scattare il penale sulle dichiarazioni infedeli è condivisibile perché purtroppo in Italia c’è una demagogia fiscale che causa solo un inutile ingolfamento delle procure. Ma andare a creare franchigie anche sulle frodi mi ha lasciato subito perplesso».
Il premier, che non ha voluto fornire delucidazioni sull’autore della norma, si è giustificato, dichiarando di non fare norme né ad né contra personam. «Se si pensa che poi ci sia chissà quale scambio, non c’è problema: rimandiamo tutto a dopo le votazioni per il Quirinale e la fine dei servizi sociali di Berlusconi a Cesano Boscone» ha ribadito Renzi con la volontà di chiudere al più presto il mistero sull’art.19, forse incluso segretamente nel Patto del Nazareno.
All’iniziativa renziana di bloccare l’iter legislativo e rimandare il provvedimento al CdM, è seguita la reazione di Zanetti, poco incline ad accettare l’arresto della riforma del fisco a causa di una norma scomoda: «bastava garantire sin d’ora che, dopo i pareri delle Commissioni Finanze di Camera e Senato, nella norma contestata del 3% sarebbe stata inserita la precisazione che si applicava solo ai reati diversi dalle frodi. Così invece si blocca tutto, comprese alcune decisioni giuste e importanti che erano state prese con questo decreto».
Benedetta Cucchiara
5 gennaio 2014