Quirinale, Renzi: “Berlusconi è al tavolo ma non dà più le carte”. Ma il Cavaliere vince la prima mano: approvazione Italicum slitta al 2015
ROMA – Prima la scelta del nuovo presidente della Repubblica e poi le riforme. Silvio Berlusconi prova a cambiare l’agenda della politica nazionale e va allo scontro con Matteo Renzi.
L’ex premier, come uno squalo, ha fiutato nell’ultimo periodo alcune piccole gocce del sangue della preda nell’acqua e prima di morire di fame ha deciso di pianificare l’attacco. Il calo di consensi dell’attuale inquilino di palazzo Chigi, le fibrillazioni interne al Pd e il timore di non poter correre a una eventuale tornata elettorale in primavera hanno spinto Berlusconi a fare un tentativo di forzare la mano.
“Abbiamo il terzo governo di sinistra non eletto dal popolo, e una maggioranza e un governo che si reggono su 148 deputati dichiarati incostituzionali. Come si può pretendere di far votare le riforme costituzionali e il nuovo presidente della Repubblica da questi deputati incostituzionali?”, ha detto il leader di Forza Italia partecipando al No Tax Day.
Dal canto suo il presidente del Consiglio, ospite di Lucia Annunziata a ‘In mezz’ora’, ha spiegato che non ci sta a farsi dettare l’agenda dal Cavaliere: “Sulle regole del gioco dobbiamo tenere conto di Berlusconi perché rappresenta milioni di italiani, anche se non c’è dubbio che Berlusconi non dà più le carte”.
Renzi non è riuscito ad aggiudicarsi la prima mano visto che gli è toccato ammettere che l’Italicum non sarà approvato entro la fine dell’anno, ma è tutt’altro che rassegnato a perdere la partita.
“L’elezione del Capo dello Stato – ha spiegato – non blocca affatto le riforme e anzi, portarle a compimento è l’unico modo per dare un senso alla legislatura e al sacrificio del Bis di Napolitano”. “Sicuramente non si possono tirare i remi in barca sulle riforme” solo “perché potrebbe accadere qualcosa su un altro fronte”, ha argomentato Renzi, quindi “andiamo avanti”. E comunque, ha sottolineato, Napolitano “per ora non si è dimesso”, e quando accadrà, “tutti gli dovranno dire un grazie grande quanto una casa”.
I due temi caldi che in alcuni passaggi tendono a incrociarsi sono e restano quindi il Quirinale e l’eventuale voto anticipato, con l’ipoteca della legge elettorale da mesi in panne. Berlusconi sembra convinto che si andrà al voto in primavera con il Consultellum (oppure poco dopo con l’Italicum) e forse anche Renzi potrebbe trovarsi d’accordo su questa tempistica. Ecco perché, secondo quanto sostengono da Forza Italia, Renzi continua a spingere sulla riforma elettorale anche per avere un’arma in più (e trovarsi pronto nell’emergenza). Il premier dalla Annunziata ha spiegato che il timing dell’Italicum potrebbe riservare delle sorprese anche se ormai per il voto finale dell’aula se ne riparlerà dopo le festività natalizie: “Entro Natale approderà in Aula al Senato, ma non ci sarà ancora il voto finale”.
In sostanza, Renzi, pur di non farsi ingabbiare da mosse ricattatorie, è disposto a raccogliere la sfida sottesa delle urne.
Il clima sta cambiando rapidamente, il Patto del Nazareno scricchiola pericolosamente e così pure il “gioco” delle alleanze è in piena evoluzione. In questo senso piuttosto eloquente è stata la battuta sui 5 stelle, che dopo la “rottamazione” di Grillo potrebbero essere disposti e disponibili a fare le riforme con il Pd.
Scricchiolii di quel Patto che non sono certo sfuggiti all’udito fine di Berlusconi il quale ha detto senza troppi giri di parole che ormai siamo in campagna elettorale e, a conferma di ciò, ha rispolverato i cavalli di battaglia e tutto l’armamentario azzurro per “riconquistare i delusi e riportare Forza Italia al governo”.
Ovviamente la ridiscesa in campo e il tono da agit prop non deve far credere che Berlusconi voglia alzarsi dal tavolo per la scelta del successore di Napolitano. Lui il suo primo nome lo ha fatto: Giuliano Amato. Non si sa se l’intenzione sia quella di bruciare uno alla volta i pochi nomi buoni della cosiddetta riserva dello Stato per poi virare su “un maggiordomo” o se si tratti di un tentativo vero di individuare un nome condiviso. A Berlusconi quello che interessa di più è trovare un capo dello Stato che gli garantisca il recupero dell’agibilità politica o quanto meno che provi a farlo. Quale? Uno vale l’altro, purché lo rimetta in gioco. Non sarà più il mazziere, ma di sicuro Silvio Berlusconi una rimescolata vigorosa alle carte l’ha data e la prima mano, checché ne pensi Renzi, se l’è aggiudicata.
Donato Notarachille
01 dicembre 2014