Renzi in Senato: Basta austerità, Europa volta pagina

Basta con l’austerità. L’Europa volta pagina. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si presenta in Senato prima del Consiglio europeo di giovedì e venerdì e, nel corso delle sue comunicazioni al Parlamento, garantisce che con la nuova Commissione europea si cambierà strada. Un calcio per allontanare l’austerità e un’Europa pronta a voltare pagina, e parte del merito è italiano. O almeno così sostiene il premier secondo cui “la più grande vittoria dell’Italia in Europa è quella di aver proposto e per alcuni versi imposto un piano di investimenti da 300 miliardi di euro. È il primo segno di attenzione non solo all’austerità e al rigore ma anche a crescita e investimenti. Siamo in una frase di transizione, come sempre, avrebbe chiosato Ennio Flaiano”.
Una transizione nella quale l’Europa deve dismettere, secondo il premier, il suo abito di austerità per cessare di essere la Cenerentola del sistema economico mondiale in termini di sviluppo. “Il clima della comunità economica internazionale sta rapidamente cambiando”, sottolinea Renzi che annuncia che “il vertice del G20 di Brisbane metterà al centro il tema della crescita” perché “non è più rinviabile una discussione su come l’eurozona voglia puntare a uscire dai margini stretti del solo rigore per puntare ad una strategia di crescita. Non c’è solo un problema italiano, ma dell’intera area dell’Euro”. Propedeutico al cambio di marcia sarà il cambio alla guida delle istituzioni comunitarie, alle quali Renzi chiede più coraggio: “Vorrei che le nuove istituzioni europee mostrassero un po’ più di coraggio e l’orgoglio di appartenere a questa Comunità”. Riferendosi all’imminente passaggio di consegne alla guida della Commissione tra José Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker e alla presidenza del Consiglio Ue tra Herman Van Rompuy e Donald Tusk, il premier che domani non andrà a Parigi al vertice del Pse ma resterà a Roma per il Consiglio dei ministri e la riunione con le Regioni, fuga ogni perplessità circa la volontà di cambiamento e sottolinea come questa sia un’occasione da non perdere perché “non siamo degli osservati speciali che hanno dell’Europa l’immagine di una maestra severa e arcigna, che ci spiega cosa fare. Ma siamo un Paese che dovendo svolgere un percorso di riflessione su se stesso e lo sta facendo perché lo ha deciso”. L’Italia, secondo Renzi, è un Paese che le riforme le sta facendo e che per proseguire sulla strada giusta però deve uscire dallo stato di subalternità culturale in cui si trova nei confronti dell’Europa. “Basta una mezza dichiarazione dell’aiutante del portavoce del sottosegretario della Commissione, per avere i titoloni ‘L’Europa, intima, avverte, minaccia’”, spiega Renzi che rivolgendosi a “direttori ed opinionisti” li invita a fare un salto di qualità. “Questo perché l’istituzione europea è vista come altro da noi. Ciò che viene dalle istituzioni europee è di per sé elemento ostile e ostativo rispetto alle prospettive italiane” mentre “l’Ue è casa nostra e dobbiamo starci in un altro modo” perché, conclude il premier citando Giorgio Ambrosoli, Italia e Europa sono “due termini per me non in contraddizione”.
Donato Notarachille
22 ottobre 2014