Processo Ruby: confermate le pene a Minetti e Fede, ridotta quella a Mora. Ma il magistrato conferma anche il rapporto Berlusconi-Ruby
Milano – Dario Gabriele Mora – in arte Lele – vede approvata la sua richiesta di una riduzione della pena: la sua tattica di rinunciare all’appello in terzo grado chiedendo uno sconto della pena ha portato i suoi frutti. Il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris ha deciso infatti di ridurre la sua pena complessiva (una condanna per bancarotta nel 2011 e quest’ultima del Ruby bis nel 2013) portandola da 11 anni di reclusione a soli 7.
L’ex talent scout aveva infatti patteggiato per la bancarotta della sua società ottendendone 4 anni di reclusione, ai quali ne erano stati aggiunti altri 7 nel luglio dello scorso anno per i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Il sostituto pg oggi ha giustificato il fatto sostenendo che l’imputato ha “intrapreso un percorso di rivisitazione critica del suo operato”, svelando come Mora sia andato dai giudici dicendo di aver sbagliato. Il magistrato ha chiesto pertanto la concessione di massima estensione delle attenuanti generiche, ritenendo “apprezzabile” la sua scelta processuale di rinuncia all’appello; qualcosa di simile a un patteggiamento insomma.
In chiusura con i cronisti De Petris ci ha tenuto a specificare che la sentenza d’appello con la quale è stato prosciolto Berlusconi aveva si riconosciuto che l’ex premier non fosse consapevole della minore età e che per questo il fatto non costituisse reato, ma anche che non vi è alcun dubbio sul fatto che i due abbiano avuti rapporti sessuali.
Nulla è cambiato invece per Nicole Minetti ed Emilio Fede: 5 anni alla prima e 7 al secondo. L’ex direttore del Tg4 è stato condannato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni, l’ex consigliera Pdl solo per favoreggiamento alla prostituzione delle maggiorenni. I pm hanno confermato inoltre l’esistenza di un “sistema prostitutivo” in cui ognuno dei condannati aveva un ruolo: Mora e Fede si occupavano di selezionare le ragazze e di provvedere alla loro presentabilità e al servizio autovetture, la Minetti, invece, fungeva da intermediaria con i compensi tra il ragionier Giuseppe Spinelli, fiduciario e pagatore dell’ex cavaliere, e le giovani. Tutti e tre, secondo i giudici, erano a conoscenza della vera età di Ruby quando la portarono ad Arcore.
Matteo Campolongo
11 ottobre 2014