Ancora polemica jobs act, Landini: “Mettiamo da parte l’articolo 18 e parliamo del resto”; Fassina: “Così non lo voto”

Bologna – All’assamblea Sinistradem protagonisti con le loro parole sono stati Maurizio Landini, l’ex viceministro dell’economia Stefano Fassina, e Gianni Cuperlo.
Dal segretario della Fiom arriva la proposta: “E’ possibile fare tutte le riforme del mondo senza togliere diritti ma estendendoli. Bisognerebbe fare una prova: mettiamo un attimo da parte l’articolo 18 e discutiamo su tutto il resto”. “Si vuol dimostrare – aggiunge Landini – che è possibile riformare gli ammortizzatori sociali, cancellare la precarietà, far ripartire gli investimenti, ridurre gli orari, fare la legge sulla rappresentanza senza toccare l’articolo 18 che non c’entra proprio nulla”.
La critica al premier Renzi arriva poco dopo: “Si sapeva benissimo che aprire la discussione sull’articolo 18 apriva un conflitto. Io penso che l’abbia fatto scientemente. C’è una scelta precisa di aprire un conflitto in questo Paese”. Un invito quindi il suo a rimuovere l’elemento di conflittualità: “Chi si è assunto la responsabilità di introdurre un elemento per dividere, lo tolga dal tavolo visto che ora si vuole confrontare e si metta a discutere i problemi veri del Paese”.
Il messaggio è evidentemente rivolto non solo al Presidente del Consiglio, ma anche alle forze di minoranza interne al partito, tra cui Fassina e Cuperlo, cui Landini rivolge il suo appello: “Penso sia il momento della responsabilità, del sentirmi dire che c’è solidarietà in questo momento me ne faccio il giusto. È il momento dell’azione: penso che quando si dice una cosa la si deve fare. È il momento della coerenza”. Per rincarare la dose il segretario della Fiom, alla domanda di una giornalista se le minoraze debbano votare contro, risponde diretto: “Dovrebbero usare la testa: continuare a dire che le cose non vanno e poi accompagnare questi provvedimenti, è come quando Cgil, Cisl e Uil dissero che la riforma Fornero sulle pensioni non andava bene; poi abbiamo fatto tre ore di sciopero. Abbiamo fatto una cavolata e la gente ancora ci dice che non abbiamo fatto niente per le pensioni”.
Le rassicurazioni però arrivano da Stefano Fassina: “Per quanto mi riguarda senza cambiamenti significativi la delega non è votabile. Resto fedele al mandato che gli elettori ci hanno dato per portarci in parlamento. Noi siamo impegnati perché la delega non rimanga in bianco. Perché il Parlamento non può dare una delega in bianco al Governo e perché vi siano davvero misure di contrasto alla precarietà. Perché vengano indicate quale tipologie contrattuali vengono eliminati”. Riprendendo la critica di Massimo D’Alema, esposta al meeting di pochi giorni fa, aggiunge: “Perché vi siano risorse certe ed aggiuntive per gli ammortizzatori, perché ci siano ancora la possibilità per un lavoratore licenziato senza giustificato motivo per poter essere reintegrato al lavoro”.
In chiusura anche Fassina non si fa mancare l’occasione di una frecciata contro la direzione attuale del Pd e il suo operato: “E’ evidente che abbiamo grandi preoccupazioni perché la direzione imboccata sul lavoro va in direzione opposta, aggrava la precarietà, aggrava la recessione. Sentiamo tutti la responsabilità del governo, del 41% e proprio per questo vogliamo correggere la rotta”.
Idee diverse da quelle di Gianni Cuperlo che dissente da una votazione contro il Governo: “Io credo molto nella disciplina di partito. Penso che non ci possa essere un partito senza disciplina. Ma credo che neppure possa esistere una disciplina senza partito”. La risposta si troverà discutendo dunque, linea da sempre sostenuta da Cuperlo, che glissa poi: “Vedremo il testo finale e valuteremo”.
Matteo Campolongo
4 ottobre 2014