PD, drastico calo dei tesseramenti: in un anno persi quasi 400mila iscritti
Se dovessimo giudicare unicamente dai risultati delle elezioni Europee, parlando di Partito Democratico dovremmo senz’altro riferirci ad un’organizzazione politica in ottima salute e al massimo storico del proprio consenso elettorale.
Ed è proprio a causa di quel 41% ottenuto lo scorso 25 Maggio che sorprendono le cifre rivelate da “la Repubblica” riguardo il numero di tesseramenti nel 2014: se nello scorso anno si raggiunse la ragguardevole cifra di 539mila iscritti, al momento il bilancio sociale consta di circa 100mila sostenitori ufficiali, poco meno di 1/5 dell’anno precedente.
Seppur le fonti non siano formali –il sito del PD riporta come unico rendiconto quello del 2012- e pur considerando il dato del 2013 come favorito dal rinnovo congressuale tenutosi l’8 Dicembre, le medie degli anni precedenti si attestano sempre intorno alle 500mila, e la nota rilasciata dal vicepresidente e responsabile dell’organizzazione Lorenzo Guerini, il quale pur smentendo le cifre riportate parla ottimisticamente di obbiettivo 300mila entro il 31 Dicembre, lascia trasparire una certa veridicità del netto calo.
Nel dettaglio infatti si nota come addirittura in alcune regioni del Sud (Puglia, Sicilia, Molise, Basilicata) la campagna tesseramenti non sia nemmeno cominciata, e che questa contrazione interessi anche le zone considerate storicamente “forti”, come l’Umbria o le province di Torino e Venezia, dove il ribasso delle quote è stimato poco oltre il 50%.
Ma quali possono essere le cause di questa diminuzione?
Innanzitutto appare evidente come la progressiva riduzione del finanziamento pubblico ai partiti –dai 58mln del 2011 siamo passati ai 13mln del 2014- comporti una trasformazione e riorganizzazione del Partito: molte spese tagliate dal bilancio riguardano la manutenzione e la gestione delle innumerevoli sedi locali, di conseguenza l’identità col territorio, che ha sempre caratterizzato l’area di riferimento della cosiddetta “subcultura rossa”, viene meno e i primi sintomi sono il crollo dei tesseramenti e l’allontanamento dalla base.
Conseguenze? Si passerà da un modello meno radicato sul territorio ma allo stesso tempo più improntato sull’immagine che il leader del momento trasmette; l’archetipo di riferimento è ovviamente quello americano, dove c’è unità di intenti e di raccolta fondi nel momento del rinnovo della carica di Presidente Federale, e dove ovviamente la figura del “capo” mette in secondo piano la struttura partitica che ne sta alle spalle: non a caso infatti la reazione dell’ex-segretario Pierluigi Bersani, il quale paventa il rischio di diventare “un partito di elettori e non più di iscritti e elettori, come scritto nello Statuto del PD” e di “passare da essere un soggetto politico ad essere uno spazio politico”, rende chiaro il cambiamento portante che si attende in via del Nazareno.
Gianluca Pezzano
3 ottobre 2014