«Non ci sono più alibi per le banche che devono dare credito e sostenere le imprese». L’ultimo appello agli istituti di credito del premier Renzi viene dall’inaugurazione di Pitti Uomo a Firenze, evento che ha permesso al Presidente del Consiglio di spronare ancora una volta una economia al ribasso.
Le banche, quindi, l’oggetto del monito renziano, spinte dal premier a «intervenire con determinazione per far girare i denari che vengono dalla Bce e dare respiro alle piccole e medie imprese». Ma al centro del discorso c’è anche posto per le bufere Mose e Expo 2015, la vergogna e la speranza, la croce e la delizia delle attuali discussioni politiche: se da una parte Renzi ha dichiarato di considerare l’Expo «una gigantesca chance per vendere l‘Italia senza svendere l‘Italia», vedendo in questo progetto e in quello del Mose il possibile rilancio dell’economia italiana, dall’altra non ha esitato a condannare il sistema diffuso di corruzione: «Su questo siamo intervenuti in modo violento, andando a sradicare e creando un meccanismo che consenta di intervenire di sulla corruzione in modo forte, ma non basta».
Dopo le bacchettate, arriva il realismo e Renzi non ha manifestato alcuna illusione sul futuro italiano, troppo incerto e ancora ipotecato da una crisi «che non è finita ma può essere vinta». Il premier, dopo aver concluso il suo discorso con uno sguardo all’Europa, che a sua detta «sarà cambiata dall’Italia in 10 anni» si è recato al Quirinale dal Capo dello Stato per continuare a discutere di temi europei, senza dimenticare i progetti di riforme nazionali.
Benedetta Cucchiara
18 giugno 2014