Berlusconi invita alla pacificazione, ma lealisti e governativi scelgono lo scontro

La frattura tra lealisti e governativi all’interno del Pdl sembra aggravarsi sempre di più. Nella giornata di ieri, l’ultimo tentativo di Berlusconi di gestire il caos interno si è risolto con un nulla di fatto, accelerando una scissione inevitabile su due temi, primarie Pdl e dopo Berlusconi, temi che per l’ex premier devono essere abbandonati dalla discussione politica per il bene del Paese e per tutelare la compattezza del centrodestra:”Continuare ad alimentare motivi di divisione contrasta con lo spirito stesso di Forza Italia che abbiamo fondato insieme con l’obiettivo di unire tutti i moderati”, ha ribadito ieri il Cav invitando per l’ennesima volta le due fazioni ad una riconciliazione:”trovo davvero controproducente polemizzare su situazioni di là da venire e comunque di scarso interesse mentre il Paese soffre a causa dei tanti e drammatici problemi con cui gli italiani devono fare quotidianamente i conti”.
A seguito delle dichiarazioni di Berlusconi, il Pdl si è dimostrato apparentemente compatto, garantendo sì la solidarietà all’ex premier ma evitando di celare i malumori sulle primarie che secondo il vicepremier Alfano”devono essere il più aperte possibile per l’elezione del candidato del centrodestra”. Posizione non condivisa da Raffaele Fitto, convinto che la scelta del nuovo leader deve essere rimessa nelle mani del Cav, come da prassi.”Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’”, ha ribadito il lealista del Pdl, che ha aggiunto:”Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi? Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà”.
Se il segretario ha cercato di ridiventare fedele al Cavaliere, esprimendo la sua soddisfazione per la fiducia che Berlusconi ha dato al governo il 2 ottobre e ribadendo la sua totale condivisone degli obiettivi del partito, i lealisti invece non hanno fatto nessun passo in avanti verso la conciliazione e anzi hanno messo sotto accusa Alfano e il suo congresso dei governativi, congresso che Fitto ha definito “una riunione di corrente, nel corso della quale non pochi si sono abbandonati a dichiarazioni ostili e divisive”.
Pronta la replica del vice premier, che ha parlato della necessità di eliminare le correnti estremiste per limitare la perdita dei voti e garantire allo stesso tempo la stabilità governativa.”C’è una parte, direi visibile del partito che vuole far cadere il governo, ha dichiarato Alfano, “E in questo senso il presidente Berlusconi mi ha assicurato sostegno leale nell’interesse del Paese”.
Le lotte interne continuano mentre il sogno di Berlusconi di ricompattare il centrodestra per il Consiglio Nazionale di metà mese e di porsi nuovamente come leader di un partito ex novo azzerando le attuali cariche, sembra svanire lentamente. E la pronuncia del Senato sulla decadenza, prevista per il 27 novembre, rende ancora più incerto il progetto del Cav di ritornare al passato di Forza Italia, una felice intuizione ormai obsoleta.
Benedetta Cucchiara
06 novembre 2013