Napolitano: ‘basta a conflitti fra politica e giustizia’
Nel videomessaggio diffuso mercoledì scorso Silvio Berlusconi non ha usato mezzi termini citando gli oltre 50 processi che lo chiamano in causa aveva affermato:«In Italia purtroppo la legge non è uguale per tutti». Parlando del governo aveva poi dichiarato che il Pdl contribuirà alla stabilità: «Lo facciamo per il nostro senso di responsabilità e perché sappiamo che una crisi in questo momento sarebbe destabilizzante».
Parole queste di Berlusconi pronunciate dopo la presa di parte del premier Enrico Letta, che al termine del Consiglio dei Ministri si era pubblicamente schierato dalla parte della magistratura affermando che nel nostro Paese vige lo stato di diritto e che «nessuno è perseguitato».
A ricordare che per il bene del paese non vi devono essere conflitti fra politica e giustizia è stato stamani il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in un discorso alla Luiss, ha affermato che questi non devono essere: «mondi ostili guidati dal sospetto reciproco».
Per Napolitano: «Non c’è nulla di più impegnativo e delicato che amministrare giustizia, garantire quella rigorosa osservanza delle legge, quel severo controllo di legalità, che rappresentano un imperativo assoluto per la salute della Repubblica. Anche la considerazione della peculiarità della funzione dei giudici e l’inequivoco rispetto per la magistratura che ne è investita, sono stati e sono spesso travolti nella spirale di contrapposizioni tra politica e giustizia che da troppi anni imperversa in Italia».
Per il capo dello Stato è importante ricordare che i «modelli di comportamento devono sempre essere: «equilibrio, sobrietà, riserbo, assoluta imparzialità e senso della misura e del limite».
Riferendosi poi, in maniera implicita, alla definizione che Berlusconi ha dato ai magistrati nel suo videomessaggio, ovvero a quando li ha definiti impiegati pubblici non eletti, Napolitano ha osservato che: «il titolo d’impiegati pubblici, riferibile in Costituzione anche ai magistrati, non dovrebbe mai essere usato in senso spregiativo e che non può peraltro oscurare la peculiarità e singolare complessità delle funzioni giudiziarie».
Enrico Ferdinandi
(@FerdinandiE)
20 settembre 2013