Italia condannata dalla Corte europea:infettati da trasfusioni hanno diritto al risarcimento integrativo
La lunga battaglia legale di 162 persone contro le negligenze dello Stato italiano
Ottenere finalmente una indennità integrativa per la salute perduta tra le corsie di un ospedale.
162 cittadini italiani,contaminati dai virus dell’epatite B,C o dell’HIV dopo una trasfusione di sangue negli anni ’80 – ’90 ,hanno finalmente ottenuto giustizia : ieri la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato lo Stato italiano al risarcimento integrativo.
La legge italiana 250 del 1992 prevede che ” l’indennizzo spetti a tutte i soggetti che risultino contagiati dal virus Hiv a seguito di somministrazione di sangue e suoi derivati”; inoltre, la norma definisce anche le caratteristiche dell’indennizzo, che deve essere “integrato dell’indennità integrativa speciale” e che deve essere rivalutato annualmente in base al tasso di inflazione.
In Italia 60 mila persone sono risultate positive a numerosi virus e non solo non hanno mai ricevuto alcuna indennità rivalutata, ma le loro speranze di ricevere questo risarcimento supplementare sono sfumate con l’approvazione del decreto legge 78 del 2010 che lo ha bloccato definitivamente.
L’iter seguito dalle persone infettate è stato lungo: 20 anni sono durate le loro battaglie legali contro lo Stato e, dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il decreto nel 2011, le vittime delle trasfusioni si sono rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, visto che le autorità italiane si sono dimostrate sorde al parere della consulta.
La Corte, che può essere adita dai cittadini europei solo dopo aver esaurito i ricorsi interni,ha condannato il decreto del 2010 in quanto viola i diritti dei ricorrenti, e ha stabilito che lo Stato italiano deve versare l’indennità integrativa speciale prevista dalla legge 250. I giudici di Strasburgo hanno anche aggiunto che il risarcimento “non spetta solo ai soggetti che hanno vista accolta la loro tesi,ma anche a tutte le persone che si trovino nella stessa situazione”.
L’Italia, accusata dalla Corte di aver ottenuto un vantaggio economico dai mancati esborsi alle vittime, avrà sei mesi di tempo per stabilire una data a partire dalla quale dovrà garantire un completo risarcimento ai suoi cittadini, ma la sentenza sarà definitiva fra tre mesi, permettendo alle autorità di presentare ricorso alla Grande Camera della stessa Corte, che ha il compito di esaminare i casi più complessi.
di Benedetta Cucchiara
4 settembre 2013