Le conseguenze delle larghe pause
Dopo mesi di attesa direzione del PD ha fissato finalmente la data di assemblea nazionale fra il 20 ed il 21 settembre, senza parlare tuttavia di congresso e primarie. Questo ha scatenato le polemiche dei renziani che hanno chiesto una data per il congresso che dovrà votare il nuovo segretario del Pd. La data è arrivata alla conclusione della direzione e dovrebbe essere il 24 novembre.
Svolta nel PD e forse per il Paese. Cambierà qualcosa con il nuovo leader al comando? In questi mesi convulsi più che parlare di riforme per il Paese, il Governo delle larghe intese, nominato da Napolitano ma, eletto grazie all’incostituzionalità di una legge elettorale, si è focalizzato solamente sugli interessi personali dei differenti partiti. Da un lato il PD concentrato sul congresso del partito con i Renziani ad aprir battaglia e, dall’altro i Pidiellini, preoccupati sulle sentenze del loro leader.
Dunque, a conti fatti il governo delle larghe intese, costruito su pretese irrealizzabili è apparso fin da subito inopportuno, sbilanciato su fronti inconciliabili, che non avrebbero mai condotto a nulla di concreto e realizzabile. Ahimè, i nostri giorni hanno visto scorrere il passaggio di testimone tra Bersani ed Epifani per un colpo di frusta dei falchi tiratori (appartenenti ancora al PD, di cui sono invisibili le identità) che hanno eletto il vecchio Presidente della Repubblica, chiamato a dirigere la carcassa (politica) italiana, mentre, i bollettini di guerra sugli indicatori macroeconomici del nostro Paese continuavano a peggiorare.
Entretemps, mentre Epifani traghettava il PD verso il congresso, Renzi apriva la campagna elettorale per le prossime elezioni, possibile leader in grado di attirare voti da destra e sinistra. Passione politica, voglia (apparente) di cambiare. Sembrerebbe d’un tratto l’uomo giusto al momento che… potrebbe far cambiar rotta all’ Italia, oramai, sempre più ferma al palo… tra disoccupazione che rischia di lasciare una generazione perduta e, l’Europa che chiede conti sempre più in ordine.
E mentre tutto scorre tra congressi e processi, il turno delle tanto sperate misure urgenti per il Paese non è ancora giunto, poiché, il governo ha deciso di chiudere baracca. Il portone di Montecitorio chiuderà per ferie sabato prossimo. Prima della pausa estiva dovrebbero essere approvate le seguenti leggi: omofobia (approvata oggi con D.L), il nuovo finanziamento pubblico ai partiti, slittato al 10 settembre ed infine la legge sulla diffamazione. Questa maggioranza è la “scuola politica del rinvio”, ha commentato Luigi de Maio, vicepresidente della Camera.
Cosa ci aspetterà dopo la calde estate? Probabilmente banchetti elettorali per le prossime elezioni legati a consueti sprazzi di pseudo-riforme economiche, volte all’appagamento del malcontento sociale. La tanto agognata luce in fondo al tunnel? Ahimè, credo che un bagliore di luce non potrà mai far nascere fiori in un intero terreno desertificato da anni, dall’oggi al domani!
di Marco Franco
8 agosto 2013