Ecomafia e crisi: aumenta del 17% il mercato dell’edilizia illegale
Il rapporto annuale di Legambiente sulle criminalità ambientali parla chiaro: nel giro di sette anni l’edilizia abusiva è passata dal 9% al 16,9%, causa crisi economica.
Lo studio, presentato quest’oggi a Roma, evidenza come la criminalità organizzata sia riuscita a produrre nel solo 2012 un fatturato di oltre 16 miliardi di euro. Fatturato dovuto, oltre al mercato dell’edilizia abusiva, alla gestione illegale dei rifiuti, a frodi alimentari e al traffico degli animali. Le quattro regioni, che da sole rappresentano il 45% dei reati ambientali, dove vengono commessi più reati ambientali sono Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Non a caso si tratta delle quattro regioni con la più alta presenza mafiosa, al quarto posto la regione Lazio, il cui numero di reati è fortemente in crescita rispetto al 2011.
Nel rapporto si legge: «La criminalità organizzata, non conoscere recessione, amplia i suoi traffici con nuove rotte e nuove frontiere». Basti pensare che lo scorso anno i reati accertati sono stati 34.120, le persone denunciate 28.132, e sono stati applicati sequestri 8.286. I clan coinvolti in questi traffichi sono saliti da 296 a 302 mentre i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose sono passati in un solo anno da 6 a 25. Nel 2012 sono aumentati in maniera esponenziale anche gli incendi boschivi dolosi.
In particolare, nel campo dell’edilizia, secondo Legambiente il numero delle nuove costruzioni legali si è ridotto di due terzi, passando dalle 305.000 del 2006 alle 122.000 di quest’anno, mentre quello delle ostruzioni abusive ha registrato solo una piccola flessione, da 30.000 a 26.000.
Tra il 2003 e il 2012 in Italia sono state realizzate 283.000 abitazioni illegali, con un fatturato di oltre 19 miliardi di euro: «A fare la differenza sono ovviamente i costi di mercato – è scritto nel rapporto – a fronte di un valore medio del costo di costruzione di un alloggio con le carte in regola pari a 155.000 euro, quello illegale si realizza con un terzo dell’investimento, esattamente 60.000 euro. Non sarebbe comunque un buon affare se si corresse davvero il rischio della demolizione ma si tratta di un’eventualità purtroppo remota: tra il 2000 e il 2011 è stato eseguito appena il 10,6% delle 46.760 ordinanze di demolizione emesse dai tribunali».
In un Paese come il nostro, invidiato da tutto il mondo per meraviglie ambientali e culturali uniche, quella dell’ecomafia rappresenta una vera e propria piaga da abbattere per evitare conseguenze più disastrose non solo dal punto di vista economico ma anche paesaggistico. Per questo motivo secondo il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, il rapporto di Legambiente deve farci riflettere: «Per combattere l’ecomafia – ha affermato quest’oggi Realacci – è necessario ricostituire la commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e approvare la legge che introduce i reati contro l’ambiente nel nostro codice penale, due iniziative sulle quali mi sono attivato si dall’avvio della legislatura».
Enrico Ferdinandi
(Twitter @FerdinandiE)
17 giugno 2013