Mafia, Ministro Romano: il gip avanza richiesta imputazione coatta

di Enrico Ferdinandi
Non è stata accolta la richiesta di archiviazione, presentata dalla procura, dell’indagine per concorso in associazione mafiosa a carico del ministro delle Politiche agricole Saverio Romano. Il gip Giuliano Castiglia dopo non aver accolto la richiesta avrebbe altresì avanzato la richiesta di imputazione coatta.
Il pm aveva chiesto l’archiviazione ritenendo ce non vi fossero riscontri sufficienti alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella che potessero imputare il ministro Romano come affiliato, anzi «a disposizione» di Cosa nostra e, in particolare, dei capimafia di Villabate, Nicola e Antonino Mandala. A questo punto i pm entro dieci giorni dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio. Per la Procura, che comunque aveva sollevato dubbi sulla posizione del deputato, non ci sarebbero gli «elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio».
Il Ministro Romano ha così commentato la notizia: «Questo procedimento mi ha visto indagato quasi ininterrottamente per otto anni anche se l’indagine era tecnicamente spirata nel novembre del 2007. Questi semplici ma inconfutabili dati dimostrano il corto circuito tra le istituzioni e dentro le istituzioni», è la prima reazione del ministro. «Il fallimento del sistema giudiziario – prosegue Romano – vive nella interminabile condizione che si riserva al cittadino Saverio Romano in un periodo di tempo che nella sua enorme dimensione rappresenta già una sanzione insopportabile anche se l’epilogo sarà quello da me auspicato».
Per Romano «sarebbe di contro parimenti fallimentare un sistema della giustizia che ha lasciato operare per così tanto tempo un uomo politico che potrebbe aver commesso l’infamante reato di concorso con Cosa Nostra. Purtroppo ormai da quasi 20 anni il nostro Paese assiste ad uno spettacolare conflitto che in questi ultimi mesi all’approssimarsi della riforma giudiziaria si è acuito». «Sono addolorato e sconcertato – conclude – con questo provvedimento non viene chiesta solo la formulazione dell’imputazione per il sottoscritto ma vengono messe in discussione le conclusioni alle quali dopo lunghissimi approfondimenti era pervenuta la Procura di Palermo. Difenderò in ogni sede il mio nome, per me, per i miei familiari e per la comunità politica che rappresento».