Scontro Alemanno-Castelli sul GRA: Castelli…di rabbia romana
di Federico Cirillo
Probabilmente la celtica esaltazione, sprigionatasi dall’elevata mole culturale concentrata nei copricapo cornuti presenti nel raduno di Pontida, ha lasciato scorie ben visibili nelle menti dei leghisti. Tra un’ampolla e un rituale ancestrale, trasportato dalle note di un “Va’ Pensiero”, nasce, infatti, l’elevato Castelli-pensiero, il quale, con l’arroganza entusiastica d’un moderno Fetonte, sale sul dorato “carroccio”, esterna, dalla sua alta “ratio”, sentenze lapidarie per poi, infine, tra fischi, proteste e levate di scudi, cadere, maldestro, nel “verde” Eridano. Pare proprio che questa maggioranza, non possa fare a meno di imbattersi in qualche capitombolo, in goffi scivoloni e, a confermare questo trend negativo, ci ha pensato, proprio il viceministro Roberto Castelli, il quale, sulla spinosa questione del pedaggio sul Gra capitolino, ha così liquidato, o pensato di liquidare, qualsiasi polemica: “A mio avviso i romani non vogliono pagare il pedaggio perché sono arretrati culturalmente, perché pensano che lo Stato debba pensare a tutto”.
Ladroni, porci e adesso anche culturalmente arretrati: questa l’immagine che “l’homo padanus” di smeraldo vestito, dalle acuminate propaggini craniche e munito d’ampollina sacra, ha dello zotico, burino, tamarro e coatto cugino romano. Frasi che di certo han fatto piacere al popolo leghista – era sicuramente questa la reazione che ci si aspettava dopo le batoste elettorali – ma, probabilmente, avrà infastidito, e non poco, gli alleati di Roma. La provocazione del viceministro, arrivata in seguito alla conferma da parte di quest’ultimo, dei pedaggi da introdurre sulle strade Anas, ha scatenato subito reazioni di rabbia. Il sindaco di Roma, il governatore del Lazio e il presidente della provincia hanno dato sfogo all’ira: “Siamo veramente stanchi di queste offese gratuite” ha detto il primo cittadino Alemanno, dando delle “sciocchezze” alle parole di Castelli che farebbe meglio a “stare zitto”. E se Alemanno si imbestialiva, la Polverini non era da meno, chiedendo al viceministro di “scusarsi subito con i romani”. Ancor più duro Nicola Zingaretti, secondo il quale Castelli “in qualsiasi altro paese del mondo potrebbe fare a malapena l’attacchino, mentre qui, grazie alla destre, fa parte del Governo”. Così, notando che le acque smosse dalle sue acute osservazioni, non erano affatto limpide né sicure, Castelli è corso subito ai ripari, facendo uso della classica arma, ben nota, della “pezza a colori”, della smentita o al massimo della correzione: in una nota ha voluto, infatti, precisare che le sue parole erano riferite ai “politici romani” e non certo ai cittadini. E così, dopo gli insulti ai magistrati, il fango su Pisapia e la “monnezza” su De Magistris, il governo segna un altro punto a proprio…sfavore!