Comune, via libera alla cessione del 31% di Amiat
Nella giornata di ieri il Consiglio ha approvato la delibera con 24 voti favorevoli e 5 contrari. Non sono mancate le polemiche
Torino. Il Consiglio comunale ha approvato la cessione del 31% del pacchetto azionario di Amiat, che al momento controlla attraverso la sua finanziaria Fct. La vendita di questa quota dovrebbe portare circa 20 milioni di euro nelle casse comunali.
Si tratta comunque di un accordo diverso da quello del 2012 con il quale il comune cedeva a Iren, oltre alla gestione del servizio, anche il 49% delle azioni; come ha spiegato l’assessore Giuliana Tedesco, alla scadenza del contratto di servizio questa quota, salvo liquidazione da parte di Iren, tornerà al comune di Torino, non così per il 31% messo in vendita ora.
Nonostante il decreto sia stato approvato con un grande scarto, non sono mancate le voci discordanti provenienti dalla Sala Rossa. “Ci troviamo di fronte ad una delibera particolarmente delicata – ha dichiarato Paola Ambrogio consigliere di Fratelli d’Italia – che non può non vedere coinvolte tutte le parti interessate, a partire dalle organizzazioni sindacali preoccupate per il futuro dei lavoratori. A causa della carenza di risorse pubbliche, la città ha proceduto ad una accelerazione della vendita, affatto condivisa dai sindacati e che non fornisce adeguate garanzie sul mantenimento del controllo da parte del Comune”.
Oltre a Fratelli d’Italia anche il M5S e Forza Italia si sono espressi contro il provvedimento, mentre la sorpresa viene da Sel, che anche facendo parte della maggioranza ha deciso di opporsi alla vendita, come era comunque già stato annunciato dal capogruppo Michele Curto: “Il nostro gruppo voterà no a questa cessione di quote di Amiat per le tante contraddizioni legate alla vendita. Prendetevi ancora qualche giorno di tempo per riflettere. I problemi che si manifestano sono molti e insoluti. In particolare non possiamo usare il ciclo integrato dei rifiuti come un bancomat, con lo scopo di introitare 20 milioni di euro grazie a questa operazione. Il vero problema di questo settore è il costo di smaltimento, molto più alto a Torino rispetto a molte altre città italiane ed europee. Inoltre la delibera presenta anche un problema di natura giuridica”.
Guido Accardo
15 ottobre 2014