Roma sotterranea, la magia corre anche sotto il cemento
Siamo abituati a pensare a Roma come ad un immenso museo a cielo aperto. Del resto, si sa, il Bel Paese è conosciuto come terra in cui le immacolate bellezze artistiche regnano in ogni dove. La storica Capitale, più di tutte amata nel mondo, è da secoli sinonimo di arte e storia. Passeggiare per Roma equivale a passeggiare attraverso la memoria, respirando l’eternità delle sue tradizioni, scoprendo angoli segreti e abbracciando i mille volti di una città da contemplare nel grande e nel piccolo. Dai capolavori di Caravaggio alle pitture delle Stanze di Raffaello nei Musei Vaticani, dalle bellezze naturali dei parchi e dei giardini ai maestosi panorami che permettono di gustare lo spettacolo di una città imponente.
Per chi volesse ricercare ancora più meraviglia, invece, c’è una Roma sconosciuta ai più, quella che sorge sul più grande museo inesplorato del mondo e che custodisce tesori risalenti ad almeno duemila anni fa. È la Roma sotterranea. Con la parola “sotterranei”, in genere, ci si riferirebbe alle metropolitane e a qualunque altra cosa popoli lo spazio dabbasso, ben oltre gli strati di asfalto e cemento; a Roma, invece, il termine evoca un mondo parallelo, vasto e in buona parte inesplorato, perché in fondo ad ogni tombino e dietro ogni scavo si apre una Roma diversa, lontana da quella delle cartoline e delle passeggiate. Un labirinto, scoperto quasi per caso negli anni grazie all’attività degli archeologi, dove non si saprebbe neanche da che parte entrare.
Un’altra città costruita strato sopra strato, secolo dopo secolo. Quella della Roma sotterranea è una storia affascinante che parte dalle origini di Roma e che vede nella bonifica della palude che occupava l’area del Foro Romano, quindi dal basso, il primo significativo passo nella scalata che l’Urbe avrebbe condotto fino a raggiungere i fasti dell’Impero. D’altronde i romani, dotati di un’eccezionale competenza in materia di lavori idraulici e ingegneristici, non avevano l’abitudine di distruggere, quanto piuttosto quella di affiancare. L’espressione “Roma Caput Mundi” parla da sola. “Capo del mondo” si dice. Andando oltre la superficie della parola “mundus” e “scavando” più a fondo sotto il termine che ha dato origine alla parola “mondo”, si scopre come, in origine, il “mundus” indicasse una buca, centro di un rito che coinvolgeva le nuove genti che entravano a far parte della comunità. Difatti, ciascuno portava un pugno di terra della sua patria e lo gettava nella buca. Da questa piccola tradizione di riempire il “mundus” all’abitudine, più grande, di colmare tutte le aree che potevano essere sfruttate per l’espansione edilizia. Con tremila anni di storia alle spalle, si può dire che Roma conservi numerose tracce del suo passato; data questa consuetudine di costruire nuove strutture sopra quelle più vecchie, molti resti sono ancora sepolti sotto strati di sedimenti.
Ma cosa rende così speciale la Roma sotterranea? Catacombe, mitrei, ninfei, colombari, luoghi di culto cristiano, acquedotti e altre opere civili e idrauliche. Tutti luoghi, a ben vedere, che si ricollegano e costituiscono il punto di partenza per la realizzazione delle opere della “Roma di sopra”, quella a noi visibile. Alcuni luoghi, ancora più di altri, meritano di essere visitati e si trovano al di sotto di importanti chiese della città. La più particolare? La cripta sotto la chiesa di Santa Maria della Concezione, in via Veneto, che conserva le ossa e i crani dei frati Cappuccini, alcuni dei quali morti quasi cinquecento anni fa, chiara testimonianza di un culto della morte che ci riporta alla Controriforma del Seicento.
Ugualmente suggestivi sono gli ipogei, scoperti più di recente all’interno del Colle Oppio, vicino alla Domus Aurea neroniana, che custodiscono mosaici antichissimi su cui è rappresentata una vendemmia. San Crisogono a Trastevere e San Clemente al Celio sono, invece, chiese fondate su antiche domus romane trasformate successivamente in luoghi di culto sacri, meta di migliaia di pellegrini da tutto il mondo. San Clemente, ad esempio, da tempio mitraico divenne abitazione in cui si riunivano i cristiani nel IV secolo, per poi essere rimpiazzata da una chiesa. Dopo il sacco di Roma del 1084, la chiesa si trasformò nell’attuale basilica che oggi conosciamo. Peraltro, la Basilicata di San Clemente è conosciuta perché, nei suoi sotterranei, si trova un affresco rivoluzionario che rappresenta un gruppo di persone intente a trasportare una pesante colonna sotto la guida di un superiore che li incita lanciando una frase che è considerata una delle prime testimonianze scritte dal volgare italiano: “Traite fili de la pute”.
Allo stesso modo meritano una visita gli ipogei del Colosseo, una serie di ambienti sotterranei – stanze, risalite e tunnel – emersi dagli scavi condotti nell’anfiteatro del XIX secolo e in cui gladiatori attendevano di combattere prima di essere chiamati in arena.
Al di sotto della basilica dei santi Giovanni e Paolo, è possibile visitare le Domus romane del Celio, case che conservano ancora oggi affreschi perfettamente tenuti. Un fascino particolare, però, rivestono catacombe e luoghi di culto, molto spesso installati in cavità preesistenti anche nei colombari pagani; divenuti poco sicuri, alla caduta dell’Impero, questi luoghi erano stati via via abbandonati e, nel IX secolo, la Chiesa aveva deciso la traslazione definitiva di tutte le reliquie. Delle catacombe si era persa memoria fino all’Ottocento quando cominciarono le prime esplorazioni. Allo stesso modo, nei sotterranei del Vaticano, sono stati rinvenuti una ventina di mausolei, i resti di una antica necropoli. Da segnalare sono anche la necropoli Ostiense vicina alla basilica di San Paolo fuori le mura e il Colombario di Pomponio Hylas all’interno del parco degli Scipioni, piccolissimi spazi adornati di mosaici, stucchi e affreschi.
Le pietre raccontano storie lunghe millenni e gran parte della città resta ancora in attesa di essere scoperta.