Eurovision 2025 e Israele: chi è Yuval Raphael e perchè è stata minacciata di morte

È quel periodo dell’anno: il tempo dell’Eurovision. Come ogni anno, c’è qualcosa che fa discutere, ma quest’anno l’accaduto è andato un po’ oltre la classica “polemichetta”. La cantante israeliana Yuval Raphael, partecipante all’Eurovision, è stata minacciata di morte durante l’apertura dell’evento.
Cos’è successo all’Eurovision
Yuval Raphael è una cantante israeliana che parteciperà all’Eurovision 2025 a Basilea, in Svizzera. Durante la cerimonia d’apertura, la cantante è stata “accolta” da proteste pro-Palestina e grida contro Israele. Tra i partecipanti alla parata durante la partecipazione di Yuval ci sono cartelli di protesta. Alcuni riportato frasi come “Nessun applauso per il genocidio” e “Cantiamo mentre Gaza brucia”. Uno tra loro però è andato ben oltre. Un uomo con kefiah e bandiera palestinese minaccia la cantante israeliana con il gesto di tagliare la gola ed uno sputo verso la sua direzione.
La cantante Yuval Raphael durante la cerimonia di apertura dell’Eurovision.
Foto: © Le Huffington Post
Questa non è la prima volta che Yuval Raphael si trova ad affrontare odio e minacce. La cantante racconta di essere già bersaglio di haters online che le inviano contenuti pieni di odio, a causa della loro contrarietà per la partecipazione di Israele all’Eurovision. La sua reazione? Rispondere con cuoricini, per non fomentare l’odio e la rabbia, ma seminare gentilezza.
Dopo i diversi episodi, online e dal vivo, le autorità israeliane e l’organizzazione dell’Eurovision ha rafforzato i protocolli di sicurezza per garantire una maggiore sicurezza alla cantante Yuval. Durante la sua permanenza a Basilea per la competizione, Yuval Raphael sarà scortata da guardie del corpo.
La cantante è consapevole della posizione controversa in cui si trova, in un momento storico particolare come quello di oggi. Ci tiene però a specificare che la sua partecipazione all’Eurovision non è volta a rivedere compassione, ma bensì dimostrare la sua forza di fronte a tutto questo odio e dissenso. Le parole della cantante per il Times of Israel:
“Racconterò la mia storia e quella di Israele nonostante le difficoltà e le probabili contestazioni. Io non cerco compassione.”
La storia della cantante Yuval Raphael
Foto: Oren Ben Hakoon/Flash90
La vita di Yuval Raphael è divisa in due parti: prima del 7 ottobre 2023 e dopo quella data. La cantante era al Festival Supernova che si teneva Re’im, erano le prime luci dell’alba ed il sole non era ancora potente quanto la musica che faceva ballare e divertire tutti. È una giornata tipica ad un festival, tanto divertimento e pochi pensieri ed i corpi che si allineano a ritmo di bpm. Questo finché centinaia di miliziani di Hamas provenienti da Gaza, a qualche km dal festival, spunta all’improvviso con in mano kalashnikov e granate, cominciando a sparare a chiunque si trovasse nel loro campo visivo. Attimi, minuti, anzi ore di terrore tra i ragazzi presenti al festival. C’è chi ce la fa a scappare per rifugiarsi e chi invece muore lì, colpito da una granata o da qualche colpo di kalashnikov. Sono più di 360 le persone che non ce l’hanno fatta, questa è la conta approssimativa delle vite e delle famiglie spezzate, per sempre.
Yuval Raphael non è tra loro, lei sopravvive perché fa parte di quelli che hanno provato a sopravvivere cercando un rifugio sicuro. Lei lo trova, è uno dei tanti miguniot, un piccolo rifugio antimissile pubblico, che si possono trovare per quelle strade. All’interno con lei altri ragazzi, almeno 40 forse 50 che fino a poco fa ballavano spensierati allo stesso festival: prima uniti dalla musica, ora dalla paura. Dopo un po’, uno dei gruppi armati arriva al suo rifugio cominciano a sparare alle prime file di persone, tanti corpi cadono a terra privi di vita, tra loro c’è Yuval Raphael che però non viene sparata ma si finge morta. Si nasconde tra i corpi senza vita, li usano come protezione, come scudo. I ragazzi armati tornano più volte nel miguniot per cercare altre vite da spezzare, ma Yuval a stremo delle sue forze per la sua sopravvivenza continua a fingersi morta. È così che ce la farà, ne uscirà viva da quel rifugio, insieme ad altri 11 sopravvissuti come lei. Il rifugio si trovava nella “strada 232”, che sarà poi riconosciuta come la parte più gettonata dai gruppi armati per gli attacchi durante il festival.
Oggi la cantante è una sopravvisuta della strage del 7 ottobre e convivrà sempre col ricordo di quei corpi senza vita che l’hanno protetta e il terrore di avvistare il proprio aguzzino dietro l’angolo. Un trauma ed un peso che non sarà facile dimenticare, probabilmente non sarà mai possibile farlo. I commenti e le minacce con cui sta avendo a che fare in questi giorni non la spaventano, ma la incoraggiano a portare avanti a testa alta la sua storia che non deve e non può essere dimenticata.