INTERVISTA | The Sun: “Viviamo con grande responsabilità la nostra musica”

A pochi giorni dal loro concerto in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, la band vicentina si racconta: dall’ultimo album Cuore Aperto, al cambio di rotta nel 2008, fino a cosa resiste del passato in una storia che racconta, prima della musica, quella di una grande amicizia.
Ad una manciata di giorni dal vostro concerto a Cracovia, come vi sentite?
È un’emozione fortissima poter partecipare ad un evento così. Abbiamo vissuto la GMG a Rio nel 2013 dove abbiamo potuto vedere la grandiosità di una manifestazione così significativa. Questa volta però sarà diverso perché terremo un vero e proprio concerto nel quadro degli eventi internazionali. Suoneremo la sera del venerdì (29 luglio) al Festival Internazionale Halleluja e poi ancora domenica (31 luglio) prima della messa di Papa Francesco, dove porteremo altri cinque brani sul palco davanti ai quasi due milioni di persone attese per l’evento.
Queste due date si inseriscono nel tour che dall’anno scorso sta portando il vostro ultimo album in giro per il mondo, cosa significa per voi Cuore Aperto?
È un disco che arriva ad un certo punto del nostro cammino che rivela la libertà artistica, professionale ed umana a cui siamo arrivati. Musicalmente parlando è a tutti gli effetti un album rock, forse anche più degli altri! È un lavoro scaturito da un ritiro che abbiamo fatto nel deserto del Negev nel 2014 dove tra l’altro abbiamo realizzato inconsapevolmente la foto di copertina dell’album che per noi ha un significato profondo. La Terra Santa è un incontro che concede all’anima l’esplorazione di nuovi orizzonti che si è tradotto in un modo di scrivere e fare musica diverso da quello di prima.
C’è un momento della vostra esperienza in quella terra che ricordate con particolare affetto?
Ce ne sarebbero moltissimi avendo fatto diverse volte questo viaggio, ma ora mi viene in mente quando abbiamo suonato al check-point militare tra Betlemme e Gerusalemme. È stato alla fine di un concerto per la Pace nel 2011. Alla notte siamo andati a suonare dai militari lungo il muro di divisione tra Palestina e Israele. Quando lo vedi non ci credi. Siamo rimasti tutta la notte con quei soldati nostri coetanei spesso costretti ad essere lì dalla leva militare obbligatoria. È stata una delle esperienze più forti che abbiamo vissuto.
Chi vi conosce da sempre sa che prima dei The Sun tutto è iniziato con i Sun East Hours. Nel 2008 è avvenuto un radicale cambio di rotta partito da Francesco. Da dove è cominciato questo percorso di riformazione?
Alla fine del 2007 arrivavamo da una tournée di oltre cento concerti. Avevamo tra i 22 e i 26 anni e durante quel tour ne avevamo fatte di tutti i colori. Stavamo vivendo un’esperienza musicale bellissima ma la nostra vita era fatta di eccessi e la cosa più grave era che eravamo diventati superficiali nel nostro modo di vivere senza rendercene conto. Alla fine del tour sentivo che mancava qualcosa, non ero felice e non capivo da dove arrivasse questa infelicità; eppure il futuro davanti a noi era roseo ed io stavo facendo quello che avevo sempre sognato di fare. È da lì che è cominciato un percorso segnato da una crisi profonda che ha ridisegnato il nostro modo di vivere, di pensare e di ascoltare. In questo cammino poi si è inserito l’incontro con la fede che ci ha dato le chiavi per aprire nuove porte della creatività.
Immagino la difficoltà di incorporare questo cambiamento nel vostro percorso musicale.
Il processo è stato lungo e sofferto ma provvidenziale. L’abbiamo vissuto assieme, come una famiglia. Un’altra band difficilmente sarebbe riuscita a reinventarsi e a ricominciare da zero in un ambiente che non perdona queste cose; per questo motivo ci ho scorto un disegno più alto.
Per chi vi conosceva è stato difficile accettarvi come The Sun?
Molti all’inizio non hanno capito. Le aspettative erano un quinto album in inglese quindi fin da subito questo cambio di rotta è stato etichettato come un suicidio discografico. Quando ho cominciato a scrivere in italiano io stesso sapevo che era una follia ma allo stesso tempo era l’unica strada che per me aveva senso percorrere in quel momento; otto anni dopo posso confermare che fosse quella giusta! Oggi vedere tanti vecchi fan venire ai concerti è bellissimo; alcuni di loro ci hanno addirittura accompagnati in Terra Santa. Sono convinto che la verità abbia bisogno di tempo, ma alla fine vince sempre!
Con i The Sun è cambiato il pubblico a cui vi rivolgete?
Ci rivogliamo a tutti. Al contrario i Sun Eats Hours non potevano farlo. Oggi la nostra musica è sempre rock, anche se un po’ meno punk! ma ha l’intento di essere universale e di poter dialogare con più persone possibili senza la presunzione di doverci riuscire a tutti costi.
Che cosa sopravvive nei The Sun del vostro passato?
Dei Sun Eats Hours abbiamo mantenuto le cose più forti che sono la positività, l’entusiasmo e soprattutto un’amicizia bella e schietta. Tutto questo ha messo radici e oggi è a servizio di qualcosa di più profondo. Viviamo con grande responsabilità la nostra musica e sappiamo bene che con una canzone si possono fare tante cose, ed è meglio che queste cose siano positive!
Spiritualmente e musicalmente qual è la prossima tappa del cammino?
La tournée è molto fitta, il che è un bene perché vuol dire che il disco galoppa, ma non abbiamo ancora avuto il tempo di ipotizzare un nuovo album. Da un lato c’è tanta gratitudine ma dall’altro si trova la voglia di scoprire e realizzare delle cose nuove e utili, per questo cerchiamo l’ispirazione e il momento giusti. La possibilità di affacciarsi all’estero però rimane uno degli obiettivi che ci sta più a cuore e in questo ci sta aiutando molto il libro che è stato pubblicato in otto lingue straniere.
La Strada del Sole è il primo libro di Francesco Lorenzi pubblicato nel 2014 con la prefazione del Cardinale Ravasi. È un lavoro di carattere autobiografico, c’è anche qualcosa dei The Sun?
Il libro parla della mia esperienza ma il percorso si intreccia inevitabilmente con quello della band. La nostra è ancora prima della fede e della musica, la storia di una grande amicizia.
I The Sun sono Francesco Lorenzi (autore, cantante e chitarrista), Riccardo Rossi (batterista), Matteo Reghelin (bassista) e Gianluca Menegozzo (chitarrista).