Concerto per la giornata internazionale della Popolazione Romanì alla Scala di Milano
È stato un evento importante quello di mercoledì 9 aprile 2024 al Teatro alla Scala di Milano: un concerto per la giornata internazionale della Popolazione Romanì. Un momento di inclusione, integrazione, riconoscimento formale che restituisce dignità a questa comunità che tanto ha contributo alla storia, all’arte e alla cultura europee. Un altro passo fondamentale per Milano, per una conoscenza non stereotipata delle minoranze.
L’evento si inserisce all’interno di una cornice più ampia di attività svolte su tutto il territorio nazionale, in concomitanza con la Giornata internazionale dei Rom e Sinti dell’8 aprile, grazie all’Unione delle Comunità Romanès italiane (UCRI) di cui Gennaro Spinelli è presidente e all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il concerto è stato voluto anche dall’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) sezione “La Scala”.
Il tempio della musica italiana quindi, per la prima volta ha aperto le sue porte al violinista Gennaro Spinelli e al rinomato compositore Santino Spinelli, tra i più noti violinisti rom a livello internazionale, ambasciatore dell’International Romanì Union per l’arte e la cultura romanì nel mondo e presidente dell’Unione della Comunità Romanés in Italia (UCRI).
I due solisti sono stati accompagnati da alcuni musicisti della sezione Anpi del Teatro alla Scala e dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini di Pesaro.
Concerto per la giornata internazionale della Popolazione Romanì: influssi
“Che voi possiate essere sani e fortunati”, ha detto in lingua romanì il violinista Gennaro Spinelli in apertura del concerto. Che ha offerto brani di compositori europei che hanno attinto alla musica di questa grande comunità, come Brahms o Schubert e brani propri della cultura romanì.
Come l’Inno Nazionale dal titolo esplicativo ed evocativo: Camminando Camminando. Questa popolazione nomade furicasta, è infatti partita a piedi dall’India settentrionale intorno al mille d.c. E si è sparsa nel mondo.
Colpisce quel suono acuto del violino, che nasce in solitudine e che via via, passo dopo passo, va arricchendosi di altri suoni, di altri strumenti. L’inno sembra essere allora, una metafora universale di un cammino di vita che si lascia “innestare” da incontri, esperienze, diversità.
Le note vibranti, ci regalano immagini di terre lontane e vicine, di vestiti colorati, di danze, di comunità sedute attorno ad un fuoco. Il ritmo talvolta travolgente, talvolta beffardo, irriverente, inarrestabile, improvvisamente cede alla malinconia. Coralità ed individualità si mischiano in una esperienza di partecipazione e condivisione.