Recensione – Giorgio Poi. La leggerezza della Gommapiuma
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13 Dicembre 2021

Recensione – Giorgio Poi. La leggerezza della Gommapiuma

Due anni dopo la pubblicazione di Smog, è tornato Giorgio Poi con Gommapiuma, il suo terzo album. Otto tracce, mezz’ora di musica: avrà convinto anche questa volta?

di Giovanni Maria Zinno

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Parlare di Giorgio Poi è sempre molto complesso: è un cantautore così duttile che la cifra stilistica che abbiamo imparato a cogliere ed apprezzare è proprio la sua assoluta varietà. Gommapiuma è un album breve: otto brani, una mezz’ora e finisce tutto. Tempo di una cena. O, parafrasandolo, di un pomeriggio passato a pensare.

Perché il cantautore di Novara, con Gommapiuma, ti invita realmente a pensare, come mai fatto prima d’ora: un album appendice di questo 2021, che fa riflettere e permette di allargare i propri orizzonti di certezze musicali.Il sound è oggettivamente di alto livello: dagli archi di Rococò a Bloody Mary cantata assieme ad Elisa, passando per il singolo I Pomeriggi. Andiamo con ordine ed entriamo con passo deciso dentro l’analisi del disco.

GOMMAPIUMA – ATTO PRIMO

Gommapiuma si apre con Rococò, una traccia interessante sotto molti aspetti, ma è a livello testuale che dà il meglio di sé: 

Ti regalerò
Gli unici guanti che ho
E fantasie rococò
Perché ti voglio bene
Ogni giorno di più

È un inno alla vita. In apertura di album. Certo, quanto di più bello ed emozionante possa capitare, ma traspare sempre quel malcontento generalizzato, tipico dei brani à la Giorgio Poi. Quella disillusione che troviamo evidente anche arrivando alla fine del pezzo:

Però da me non ti aspettare niente di che

A rendere ancora più amaro questo senso di dissidio interiore è I Pomeriggi, primo singolo estratto dall’album. I Pomeriggi è una canzone che funziona perché trasuda verità, o meglio, fa trasparire la vera anima di Giorgio, senza filtri. Appena il fruitore sente 

C’è la mia ombra sul muro
Sì, m’assomiglia, è la mia di sicuro

Entra in una dimensione che gli appartiene: il riflettersi della propria ombra, magari durante una giornata di sole, che contrasta con le sensazioni e i sentimenti provati in quello stesso momento da chi ha scritto il brano. Notevole anche l’artwork di copertina ad opera di Gio Pastori, nel giro da parecchio tempo (vedi gli ultimi lavori realizzati per i Selton o anche le visuals dedicate ai live di Calcutta nel 2019).

Gio Pastori

Il terzetto dei primi brani si chiude con Bloody Mary, collaborazione, di altissimo livello, con Elisa. Il brano, una ballad, ci porta in una nuova dimensione: permette di sognare, dopo aver sbattuto la testa e dopo che le proprie speranze si sono infrante sui testi di Rococò e I Pomeriggi.

C’è chi muore di noia e si allunga la vita
Per chi si annoia il tempo corre in salita

Questi sono, probabilmente, i migliori versi tirati fuori dall’intero lavoro: sottolinea con incredibile efficacia il bias che si viene a creare tra chi vive la vita a mille e chi, invece, si adagia: non esistono mezze misure, perché è il mondo contemporaneo a volerci così: o cento, o zero. Anche qui ritorna puntuale il senso di smarrimento, di enigma, proprio di Gommapiuma. Ed è proprio della title track che, adesso, andiamo a parlare.

GOMMAPIUMA – ATTO SECONDO

Posta nel mezzo, come una sorta di spartiacque tra la prima parte del racconto e la seconda. Un segnalibro, una pagina bianca con dei fiati di prim’ordine, che fa entrare mestamente, ma con più consapevolezza, nell’immaginario di Giorgio Poi. È quell’intermezzo che fa capire che sta per avvenire una svolta, senza, per questo, dirlo apertamente. Basta un giro di chitarra, un loop con climax musicale ascendente e il gioco è fatto. 

E così si arriva ai Giorni Felici, quelli che mancavano fin dal primo brano e che, un po’, aspettavamo trepidanti. Il secondo singolo è un inno al sogno, ai ricordi di una volta e a quelli che vorresti realizzare nel prossimo futuro. Non c’è rimpianto né rimorso, solo piena gioia di poter condividere qualcosa con una persona a te cara. È proprio questo il bello di Giorgio Poi: le emozioni e le sensazioni che ti fa provare sono tutte differenti, cariche di sfaccettature e tonalità diverse ma tutte con uno stesso comune denominatore, riassunto da quel giro di chitarra conclusivo di Giorni Felici, che permette di proiettarci direttamente verso Supermercato.

Il brano è un’altra magistrale prova delle abilità compositive di Giorgio Poi. Forse il pezzo che sarà più interessante ascoltare dal vivo per la quantità e qualità di suoni ricercati e particolari. 

E chissà se vai a fare la spesa
Da sola anche tu
E poi, un ritornello dopo, riecco la certezza:
Sì lo so che vai a fare la spesa
Da sola anche tu

Dopo un iniziale momento in cui c’è una sorta di smarrimento, di tentennamento, Giorgio si schiera, quasi come a prendere in mano la sua vita e, finalmente, si decide: con la persona descritta nel brano condivide l’attimo, non importa se al supermercato, in coda al banco degli affettati o davanti al banco frigo dei surgelati: l’importante è che accanto a te ci sia quella persona, raccontargli una barzelletta per rompere il ghiaccio e iniziare una conversazione…

TRA BARZELLETTE E MOAI, PER CHIUDERE IL DISCO

Ed è proprio Barzellette il penultimo brano di Gommapiuma. È inserito nella tracklist in una posizione molto interessante: è una canzone ibrida, che accoglie le influenze del primo Giorgio Poi miscelato al mondo orchestrale, che, invece, è tanto caro al nuovo. È un ibrido anche all’interno dello stesso album, tra l’iniziale Rococò, che prefigura un tipo di album e Giorni Felici, che mostra la realtà così com’è oggi. Forse la meno riuscita del lavoro, probabilmente perché ha bisogno di più ascolti per essere assimilata nella sua interezza e profondità, quando, invece, le altre sette tracce arrivano dritte nella mente dell’ascoltatore fin dalla prima nota.

Ovviamente lungi da ritenere Barzellette una cattiva canzone, ma, probabilmente, è quella che c’entra di meno all’interno dell’intero concept di Gommapiuma, la più distaccata e distante. La meno dialogante tra le otto presentate, come se fosse stata scritta in un periodo differente dalle altre.

La chiusura è, invece, affidata a Moai e c’è anche la dedica implicita:

A chi vive in apnea
Aspettando che passi
Anche quest’alta marea

Ecco, quindi, a chi è dedicato Gommapiuma: a persone che, nonostante tutto, nonostante le mille difficoltà, riescono a cavarsela. Coloro che sono in equilibrio, ogni giorno che passa, su un filo così fino che rischiano di cadere… ma che, in realtà, poi, non cadono mai, perché 

Basta allentare le dita
E la notte è finita

E si sa, i pensieri, quando fa giorno, spariscono. E alla notte successiva, ci si penserà… Poi.