Mahmood: prima di Sanremo siamo stati al suo concerto a Milano
Colori pop sul palco, una maglietta rosso acceso e tanta energia: così si è presentato Mahmood al concerto tenutosi al Circolo Ohibò di Milano, venerdì 1 febbraio. Oltre ad essere il suo primo concerto a Milano, città molto cara all’artista che inserisce in numerose canzoni, è anche il primo concerto in cui ha la possibilità di cantare il suo EP “Gioventù Bruciata”, ma soprattutto anche l’ultimo concerto prima di Sanremo.
Chissà se dopo la settimana all’Ariston sarà possibile ritrovarlo in un locale così intimo come l’Ohibò.
Alessandro Mahmoud è uno dei cantanti che salirà sul palco del Festival di Sanremo 2019 e questa possibilità riesce a conquistarla grazie alla vittoria di Sanremo Giovani con la canzone che dà il titolo al suo EP. Ma la sua storia come cantante, cantautore e compositore è iniziata tempo fa. Fin da bambino prende lezioni di teoria e canto lirico e decide di mettersi in gioco con la sesta edizione di X Factor Italia nel 2012.
Poi arrivano i singoli “Fallin Rain”, “Dimentica”, “Pesos” e infine i lavori con artisti quali Fabri Fibra e Michele Bravi.
Il Mahmood che abbiamo visto sul palco venerdì è sicuramente un artista che nel tempo è cresciuto artisticamente parlando, ma che anche come persona trasuda più fiducia, portando forte presenza e sicurezza sul palco.
Nonostante questo, appena salito guarda sbalordito il pubblico e ci saluta con un: “Sto malissimo! Ma quanti siete?”. Molto milanese. Si gira verso Marcello Guava, arrangiatore e produttore che lavora con lui da tempo.
Entrambi sul palco tra una canzone e l’altra scaldano l’atmosfera, e Mahmood, specialmente all’inizio, sembra non riuscire a contenere la propria gioia nel vedere un pubblico così affezionato alle sue canzoni.
Ed effettivamente non c’è una persona che non si stia godendo lo spettacolo, e tutti ridono sentendo il cantante ripetere “Sto male”, “Sono preso benissimo non avete idea”. L’emozione è evidente.
Il concerto viene aperto con “Dimentica” e tra le varie canzoni dell’EP quella più amata sembra essere “Uramaki”. Tra una canzone e l’altra abbiamo anche la possibilità e la fortuna di sentire ben tre inediti del nuovo album, che verrà rilasciato i primi di marzo. Sarà il primo album del cantante disponibile in copia fisica, a differenza di Gioventù Bruciata. “Potrò andare anch’io a comprarlo alla cassa, pazzesco” commenta Mahmood quando ci ricorda la data di rilascio dell’album.
Il primo inedito che ci viene presentato è prodotto da Massimo Ceri, noto produttore italiano che ha lavorato per nomi come Frah Quintale, Coez, Franco 126 e Salmo. Già dalle prime note si riconosce subito il sound del produttore e il pubblico reagisce positivamente alla canzone, ballando durante il ritornello. Il punto forte della canzone è proprio la melodia, che fa ballare lo stesso Mahmood sul palco.
Del secondo inedito che sentiamo veniamo anche a conoscenza del titolo. “Nilo nel naviglio” racchiude proprio i due mondi di Mahmood: le sue origini egiziane con il suo amore per Milano. Ci viene mostrato un lato più nostalgico e sentimentale dell’artista: “Butto un’altra notte / Cerco il Nilo nel naviglio / Qua sono le 7, chiami in after e non rispondo”.
Il terzo e ultimo inedito attira invece per il suo ritornello orecchiabile, e riesce a valorizzare al meglio il timbro così particolare e riconoscibile del cantante.
Tutti gli inediti sembrano venire apprezzati dal pubblico e non vediamo l’ora di ascoltare “Soldi”, che verrà presentata a Sanremo, e ovviamente l’album a marzo.
Dopo “Gioventù Bruciata”, il pubblico non accetta di buon cuore l’idea che il concerto sia finito e viene chiesto insistentemente un bis. Mahmood sorride, non riesce a smettere di ringraziare il pubblico per l’energia e la carica (che torneranno utili per l’Ariston) e si diverte a far votare il pubblico la canzone da cantare prima di chiudere il concerto. “Uramaki” sembra essere la più richiesta e tutti nel parterre vengono coinvolti.
“Avete già bevuto? Dopo ci beviamo una cosa insieme” ed effettivamente Mahmood, finito il concerto, esce dal backstage per andare al bar del locale, dimostrandosi disponibile e cordiale con chiunque gli si avvicini.
Quando ti ritrovi davanti una persona come Mahmood che durante l’ultima canzone punta il microfono verso il pubblico e sentendo tutti cantare le sue parole si gira verso Guava commentando, sbalordito, “Pazzesco”, capisci immediatamente che ciò che traspare di questo cantante è l’umanità e la voglia di far passare bei momenti a una Milano che ama follemente.
Non possiamo che tenere il tifo per lui a Sanremo e vedere che cosa ci regalerà in futuro.