In ventimila per l’addio di Milano al Cardinale Martini, tante le autorità presenti
Piazza Del Duomo alle ore 15 era gremita di folle e, più passava il tempo, e più si riempiva, mentre migliaia e migliaia si mettevono in fila, a partire dalle scalinate della metropolitana, per entrare dentro la cattedrale ed assistere alla cerimonia funebre e dare l’ultimo saluto al Cardinale Carlo Maria Martini, che è stato alla guida della Diocesi Ambrosiana dal 1980 al 2002, deceduto lo scorso venerdì, dopo 15 anni di lunga malattia.
Sul sagrato di Piazza del Duomo sono stati allestiti 2 maxi schermi, allo scopo di fare assistere alle solenni esequie, le oltre 15 mila persone che non sono potute entrare. Sono stati invece 6mila quelli entrati in cattedrale, oltre a 12 cardinali, 38 vescovi e 1200 sacerdoti.
La solenne cerimonia era presieduta dall’Arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola e concelebrata, unitamente al cardinale Angelo Comastri, rappresentante di Benedetto XVI, di cui ha letto un messaggio chirografo, all’arcivescovo emerito di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi, al cardinale Agostino Vallini, vicario generale de Papa Benedetto XVI, al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, al cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, al cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, al cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, al cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino, al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontifico Consiglio della Cultura, al cardinale Marco Cè, patriarca emerito di Venezia, ed al cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa.
Numerose le autorità civili e militari presenti, tra cui il presidente del Consiglio Mario Monti, l’ex premier Romano Prodi, la presidente della Rai Anna Maria Tarantola, i ministri Piero Giarda e Andrea Riccardi. A sorpresa presente anche il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ma anche l’ex capo del pool Mani pulite, Francesco Saverio Borrelli, il direttore del Corriere della Sera De Bortoli, l’ex sindaco Gabriele Albertini, il sindaco Giuliano Pisapia e poi il presidente di Banca Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli ed il presidente dell’Inter Massimo Moratti.
Il presidente Monti è entrato insieme alla moglie e subito è andato a porgere le condoglianze alla signora Maris, sorella del cardinale Martini, e ai due nipoti Giulia e Giovanni.
Nella navata centrale, oltre a Monti, Lorenzo Ornaghi, Renato Balduzzi, e Pietro Giarda e poi il vice presidente della Camera Rosy Bindi, ma anche il governatore Lombardo Roberto Formigoni, il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, il sindaco Milano Giuliano Pisapia ed altri 35 sindaci o loro rappresentanti.
Il Cardinale Scola si rivolgeva in prima persona al defunto cardinale dicendo: «Non siamo qui per il tuo passato, ma per il tuo presente e per il nostro futuro» Poi la cerimonia, che aveva avuto inizio alle ore 16, proseguiva con varie letture responsariali preparative, tra cui la lettera pastorale “Sto alla porta”, scritta dal cardinale Martin, in cui diceca «La morte fisica è l’ultima vicenda visibile della nostra esistenza», ma per la tradizione cristiana, la morte è “dies natalis”, giorno della nascita in Dio».
Il Cardinale Scola ha quindi incensato la bara, in segno di onore e l’ha aspersa con l’acqua benedetta, pregando cosi: «Nella luce del Risorto, garante del tuo compiuto destino, sappiamo dove sei. Sei nella vita piena, sei con noi». Più tardi poi ha anche rivolto l’Omelia dicendo: «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me» (Lc 22, 28-29). La lunga vita del Cardinal Martini è specchio trasparente di questa perseveranza, anche nella prova della malattia e della morte. Ma l’Omelia sottolineava anche: “Il Cardinal Martini non ci ha lasciato un testamento spirituale, nel senso esplicito della parola. La sua eredità è tutta nella sua vita e nel suo magistero e noi dovremo continuare ad attingervi a lungo. Ha, però, scelto la frase da porre sulla sua tomba, tratta dal Salmo 119 [118]: ‘Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammin. In tal modo, egli stesso ci ha dato la chiave per interpretare la sua esistenza e il suo ministero’.
Veniva quindi letto il testo del messaggio chirografo del Papa, nel quale si afferma: “Il cardinale Carlo Maria Martini è stato un uomo di Dio, un pastore generoso e fedele della Chiesa”: Nel messaggio si sottolineava anche il ministero di questo uomo di chiesa, che ha saputo mostrare “una grande apertura d’animo, non rifiutando mai l’incontro e il dialogo con tutti, rispondendo concretamente all’invito dell’Apostolo di essere pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”.
A testimoniare l’apertura morale ed intellettuale di questo uomo, anche la presenza alla cerimonia di altre chiese cristiane di Milano, della Comunità religiosa islamica e dell’Unione buddhista italiana, il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, altri 35 sindaci o loro rappresentanti.
Dopo la solenne cerimonia, con un altra cerimonia, in forma strettamente privata, svoltasi intorno alle 19, la salma del cardinale Martini è stata tumulata nella navata sinistra del Duomo, ai piedi dell’Altare della Croce di San Carlo Borromeo, alla presenza dei familiari, dell’Arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola, del Capitolo del Duomo e del Consiglio Episcopale Milanese.
Tante le testimonianze di uomini politici, ma anche di semplici fedeli, però quella dell’arcivescovo emerito di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha chiuso la cerimonia è stata particolarmente toccante e l’intera assemblea di fedeli ha applaudito a lungo, in segno di assenso.Tettamanzi ha esordito dicendo: “mi è difficile dire una parola in questo momento, tante sono le emozioni, tanti i ricordi che si accumulano, tante le voci ascoltate che si sono riversate in questi giorni come un
fiume nel mio cuore. Sì, mi è davvero difficile parlare.
Il Cardinale Martini mi ha imposto le mani per la consacrazione episcopale…… mi ha accolto come suo successore sulla cattedra di Ambrogio e Carlo consegnandomi il pastorale mentre mi diceva: “Vedrai quanto sarà pesante!”.
Concludendo: “Noi diamo lode a Dio insieme con te: ‘Benedetto il Signore, il Dio di Israele, che ha visitato e redento il suo popolo’. Noi diamo lode a Dio che ti ha donato di vivere secondo il tuo motto di Vescovo Pro veritate adversa diligere e che ti ha chiamato ad entrare ora nella gioia senza ombre attraversando nella fede e nella speranza la fatica del soffrire e del morire”.
All’uscita dalla cattedrale, il ministro Mario Monti è stato contestato da un cittadino che gli ha urlato: “Monti a casa mi sono rimaste le patate, vuoi anche quelle?”. Il ministro col suo solito aplomb, per niente turbato, saliva sulla sua auto blindata e si allontanava, mentre l’uomo veniva prontamente redarguito da un solerte dirigente del servizio della Polizia di Stato presente sulla piazza. Forse questa l’unica nota stonata di tutta la lunga cerimonia, ma come avrebbe commentato Martini che ha sempre avuto a cuore la sorte dei poveri?
Sebastiano Di Mauro
3 settembre 2012