Milano perde lo Smeraldo, il teatro dei grandi spettacoli degli ultimi 70 anni
il patron del “vecchio” teatro scrive ai milanesi a tutti gli amici per invitarli alla grande “Notte Bianca” del 30 giugno
L’impresario Gianmario Longoni, presidente del gruppo Officine Smeraldo e storico patron del teatro Smeraldo di Milano, aperto dal nonno nel 1942 e da lui avuto in eredità dal padre nel 1983, finora gestito con coraggio, prende carta e penna e scrive una forte quanto commovente lettera, nella quale spiega le ragioni che lo hanno portato a decidere, suo malgrado, a cedere lo storico teatro alla società enogastronomica Eataly, di Oscar Farinetti, che lo trasformerà da tempio del Teatro ed entertainment milanese a tempio del cibo e vino, chiudendo definitivamente il palco del secondo teatro italiano per dimensioni, dove hanno suonato Ray Charles e Bob Dylan e dove si è esibito pressoché l’intero mondo dello spettacolo italiano e internazionale.
In questa lettera Longoni dice:<<Il teatro Smeraldo è l’unico in Italia non finanziato né dallo Stato né dagli Enti locali. Negli anni Settanta, quando ancora la sala era destinata a cinema a “luci rosse” e striptease, sul suo vecchio palcoscenico, al loro debutto, si sono esibiti grandi e storici artisti, da Billie Holiday, a Baby Gate (la giovane Mina), ad Adriano Celentano. All’inizio degli anni Ottanta il teatro ha iniziato a proporre generi di spettacolo snobbati dai teatri di allora. Concerti pop e rock, musical internazionali e cabaret hanno dato vita a quello “stile libero” che ha contribuito a formare nella nostra generazione una percezione del teatro diversa, un meccanismo più semplice e popolare per divertirsi migliorandosi>>.
Gianmario Longoni prosegue la sua lettera parlando dello sviluppo del teatro Smeraldo fino ad arrivare al suo declino, avvenuto principalmente per la speculazione edilizia, che per sei anni ha bloccato il cantiere con assurdi lavori davanti al teatro ed aggiunge:<<Le conseguenze dannose sull’affluenza degli spettatori sono state violente ma brevi, i milanesi hanno dimostrato tolleranza e comprensione. Di contro, nella percezione degli addetti ai lavori, lo Smeraldo è precipitato in un luogo pericoloso e squalificante, da evitarsi, se possibile. Così, in pochi anni, la media delle nostre giornate di attività è crollata poco più della metà rispetto al passato. I partner e gli sponsor, oscurati dal cantiere, si sono a poco a poco ridotti, fino a scomparire del tutto>>.
Infine Gianmario Longoni, conclude le sue riflesioni, che lui dice appartenere al passato dicendo: <<Questi anni in cui ho scelto di resistere e rimanere aperto, non finanziato e indipendente, hanno creato un deficit troppo profondo per essere sanato con il lavoro, nonostante l’imminente riapertura della piazza. Ora dovrò cedere le amate mura dello Smeraldo che saranno più laicamente destinate ad altro utilizzo, permettendomi di sanare gli insostenibili debiti contratti negli anni e di rispettare gli impegni e il mio buon nome, come la mia famiglia e la mia azienda hanno sempre fatto. Senza nulla chiedere alle Istituzioni salverò la mia impresa dalla cancrena finanziaria, non con la buona medicina della giustizia ma con quella traumatica della chirurgia…>>.
La lettera si chiude con l’invito rivolto tutti per la lunga “Notte bianca di addio”, che si terrà tra la mezzanotte e l’alba del 1° luglio, nella quale si congederà con gratitudine dai milanesi. In questa grande festa, l’impavido impresario prometterà non solo che la nuova stagione inizierà in un grande teatro tenda alla Bovisa, con il Nuovo Teatro Ciak, ma anche di far rivivere lo Smeraldo nella nuova sede definitiva, forse tra un paio di anni, perchè il progetto è vincolato ad una trattativa col Comune di Milano per la concessione di un’area nella zona Garibaldi-Repubblica, all’ombra dei grattacieli disegnati da Cesar Pelli.
La Notte bianca vedrà sei lunghe ore di musica fino all’alba:<<Da mezzanotte alle sei del mattino del primo luglio daremo vita a un grande evento musicale: tireremo via le poltrone dalla platea e faremo ballare tutti quelli che arriveranno>>. Ma nella festa ci sarà un momento per una cerimonia originalissima che “regalerà” lo storico sipario ai partecipanti:<<Lo divideremo in più di tremila pezzi, tanti quanti i posti del teatro: quello sarà il biglietto valido per assistere alla prima serata dello Smeraldo che rinascerà tra due anni>>.
Un altra promessa per chi parteciperà alla festa e che Eataly offrirà la colazione ai milanesi che resisteranno sino al mattino del primo luglio: <<Siamo già d’accordo ci sarà una grossa tavola con i loro prodotti>>.
Poi il passaggio di consegne al nuovo inquilino di Piazza XXV Aprile, che non sarà più la stessa senza lo sfondo del Teatro, anche se la chiusura del cantiere la restituirà ai milanesi in ordine ad abbellita da alberi. Se ci può consolare, in virtù di un preaccordo, il nuovo proprietario dovrebbe adibire una zona dei nuovi locali ad esibizioni artistiche. Speriamo che questo accordo venga rispettato.
Nel suo sfogo Gianmario Longoni continua e precisa:<<zero inviti alle istituzioni, perché dovrei? Nessuno ha cercato di trovare una soluzione>>. Infatti in questi anni solo demagogiche promesse dagli assessori pro-tempore, sia del Comune che di Regione Lombardia, che in varie occasioni, per salvare la faccia, hanno promesso interessamento, che evidentemente non è mai arrivato. La chiusura di questo storico teatro ha invece creata una voragine nella cultura milanese, più profonda di quella scavata davanti al Teatro Smeraldo in questi anni, degradando una piazza per far spazio ad un parcheggio sotterraneo.
Dunque non prendete impegni per la notte del 30 giugno e partecipate alla festa d’addio e farete sentire il battito del vostro cuore per un pezzo di storia che ci lascia per sempre, sia pure ci prometta di ritornare con un novo look, ma non sarà mai la stessa cosa.
Sebastiano Di Mauro
9 giugno 2012