Incontro della stampa milanese col cardinale Scola

Sono stati oltre duecentocinquanta i giornalisti e operatori della comunicazione che hanno partecipato sabato 28 gennaio, all’incontro organizzato dalla Diocesi di Milano in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales presso l’Istituto dei Ciechi di Milano di via Vivaio, 7. Noi di 2duerighe siamo stati invitati all’incontro, che è stato di grande interesse sia per le cose discusse e per il confronto con i colleghi di altre testate.
Ha introdotto la discussione don Davide Milani, Responsabile Comunicazione Arcidiocesi di Milano, che ha dato per primo la parola al Direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, il quale ha posto all’arcivescovo alcuni quesiti in merito alla professione di giornalista, in relazione ai cambiamenti che vive oggi la comunicazione, sulle modalità con cui il giornalista deve affrontare i temi delle difficoltà economiche e sociali che vive oggi la società. Questiti a cui l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha risposto molto approfonditamente, premettendo che per fare il bravo giornalista bisogna esporsi con cosapevolezza, prendendo in considerazione l’etica e usando un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti.
Poi citava S. Francesco di Sales i cui consigli sono ancora oggi quanto mai attuali e necessari: “Quando parlo del prossimo, la mia bocca nel servirsi della lingua è da paragonarsi al chirurgo che maneggia il bisturi…… “ e ancora: “Il tuo modo di parlare sia pacato, schietto, sincero, senza fronzoli, semplice e veritiero. Tieniti lontano dalla doppiezza, dall’astuzia e dalle finzioni. È vero che non tutte le verità devono sempre essere dette; ma per nessun motivo è lecito andare contro la verità”, ma anche: “Occorre seguire l’interpretazione più benevola del fatto. Bisogna agire sempre in questo modo, Filotea, interpretando sempre in favore del prossimo; e se un’azione avesse cento aspetti, tu ferma sempre la tua attenzione al più bello…”.
Nell’incontro, c’è stato tempo per alcune domande poste da alcuni dei tanti giornalisti presenti, che cercavano risposte dall’Arcivescovo, in merito alla scuola, alla politica, alle difficoltà vissute dai giovani. Anche a queste domande il prelato ha risposto esaustivamente, tornando sulle questioni legate al mestiere del giornalista, dicendo: “Occorre che ogni soggetto dica le sue ragioni nel dibattito pubblico soprattutto sulle questioni decisive come l’amore, le differenze sessuali, la famiglia, la vita, la morte, perché sono questioni che ci bruciano addosso tutti i giorni”. Aggiungendo: “Il giornalismo ha due nemici: il primo è la falsa oggettività. È importante come si pone il giornalista quando narra il fatto di cronaca, se dichiara il suo pre-giudizio sulle cose. Il pre-giudizio è inevitabile, dunque dichiararlo è condizione di rispetto nei confronti delle persone e dei fatti. Il secondo nemico è la verosimiglianza, scambiare la verosimiglianza con la verità”.
Da questa osservazione sul pre-giudizio, il cardinale Scola ha preso spunto per fare un esempio che lo riguardava personalmente dicendo: “Per il solo fatto che sono nato nello stesso paese di Formigoni, per aver condiviso in gioventù le sue stesse idee, ancora oggi vengo additato come militante di CL, ma così non è perchè, negli ultimi venti anni, vedo Formigoni si e no una volta all’anno a Natale”. Dopo essersi tolto questo sassolino dalle scarpe che sicuramente lo accompagnava fin da quando si parlò dlla sua nomina a cardinale di Milano, Scola ha anche fatto riferimento al libro “IL VESCOVO” del cardinale Carlo Maria Martini, nel quale vi sono parecchi consigli su come intrattenere i rapporti con la stampa, considerandoli di grande importanza per la comunicazione verso i fedeli.
Tanti altri i concetti affrontati tra cui quello della povertà, per la quale il cardinale Scola sottolineava l’importanza di “possedere con distacco”. Certo a questo proposito la Chiesa non sempre ha dato l’esempio, dimenticando il suo primiero compito che è quello di annunciare Cristo, prediligendo il potere da esercitare sotto varie forme. Ma qui non è il caso di approfondire questi aspetti che metterebbero sotto i riflettori una “Chiesa” bramosa di potere e di denaro. Lasciamo alla coscienza di ognuno le proprie riflessioni, secondo la luce e la propria conoscenza, sapendo che tutti dovremo render conto a Dio del nostro operato, proprio in rapporto al “talento” che abbiamo ricevuto dal Lui.
Al termine dell’incontro il cardinale Scola ha partecipato, insieme agli intervenuti, all’“Aperitivo al buio” offerto dall’Istituto dei ciechi, un esperienza interessante per capire il mondo dei portatori di questo handicap visivo dove, in assenza di luce e di immagini, si comprende meglio l’importanza della parola.
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Sebastiano Di Mauro
30 gennaio 2012