Nome di Battaglia Lia

di Gemma Marchegiani
Un testo che nel 2010 fruttò alla compagnia teatrale la medaglia d’oro dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Mercoledì 20 Aprile 2011 ore 21.00 al Teatro della Cooperativa – via Barona angolo via Boffalora – Centro Sociale Barrio’s – debutta lo spettacolo “Nome di Battaglia Lia”, testo e regia di Renato Sarti, con Marta Marangoni, Rossana Mola, Renato Sarti, musiche di Carlo Boccadoro, che narra una storia milanese, una storia di donne, una storia partigiana. Nel quartiere milanese di Niguarda, il 24 aprile, Lia, una giovane partigiana incinta, viene colpita al ventre dai nazisti infuga.
In forma di teatro, una storia che Milano non può dimenticare. Forse a volte ci si dimentica delle storie apparentemente periferiche. Ci si dimentica che al di là dei momenti alti e celebrativi, esiste un mondo fatto di episodi che fanno parte di una quotidianità ai più sconosciuta ma dal valore estremamente significativo. All’interno della grande pagina della Resistenza, il quartiere di Niguarda a Milano e le donne dei suoi cortili ebbero un ruolo particolare.
Niguarda si liberò il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo su Milano. E fu proprio in quel giorno che si consumò uno degli episodi più tragici della Liberazione della città: colpita al ventre da una raffica di mitra di nazisti sulla via della fuga, moriva – incinta di otto mesi – Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna. Quest’ultimo vantava a Milano ben 40.000 aderenti, oltre 3.000 attiviste: assisteva i militari abbandonati da un esercito allo sbando; assisteva economicamente le famiglie in cui il marito, il padre, era nei lager o in carcere; era parte integrante dei Gruppi Volontari della Libertà e del comitato cittadino del C.L.N.; compiva manifestazioni e comizi improvvisati nei mercati rionali o in altre zone della città; forniva staffette in operazioni delicate; stampava Noi Donne, un foglio clandestino precursore del movimento femminista.
Inoltre, sulle spalle delle donne ricadeva gran parte del peso della realtà quotidiana, fatta di bambini e anziani da accudire nel freddo, nella fame e nelle malattie. Un ritratto tragico e insieme vivace della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio. Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia, dolore antico, arcaico. Emblematiche le ultime parole di Lia prima di morire: “Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo”
Teatro della Cooperativa: Ingresso 10 euro