Parte il Giro di Padania 2011

di Sebastiano Di Mauro
La prima edizione di corsa ciclistica a tappe voluta dalla Lega, che fa presagire una forte contestazione.
Chi lo avrebbe mai detto? Invece è proprio vero comincia la tanto contestata gara ciclistica “Giro della Padania” e subito si annuncia una forte polemica. La corsa attraverserà le regioni del Nord partendo dal Piemonte e, dopo cinque tappe (la terza partirà l’8 settembre da Lonate Pozzolo (VA), si concluderà sabato in Veneto. Questa prima edizione della gara ciclistica è stata ideata dal sottosegretario leghista Michelino Davico e sarà una vera corsa, riconosciuta dalla Federciclismo, che vedrà i big della bicicletta, a cominciare da Ivan Basso.
Per la partenza è stato scelto, non a caso, Paesana che è il paese simbolo caro alla Lega Nord, da dove ogni anno a metà settembre si tiene il comizio che apre la “Festa dei Popoli”, dopo il rito del prelievo dell’acqua con l’ampolla alle sorgenti del Po. Senza dubbio l’evento sportivo più che il sapore di una gara avrà quello di una manifestazione politica in forma di gara ciclistica ed è la prima competizione che vede come sponsor un partito di governo. Non è troppo fantasioso quindi pensare che ad ogni tappa si assisterà ad una palese connotazione partitica, probabilmente al grido di “secessione” e magari con lo sventolio di bandiere medievali e, perchè no, anche l’imbarazzante presenza di esponenti della lega, forse dello stesso Bossi.
Per questo motivo la corsa della quale già da tempo si discute, rischia un eclatante contestazione dai diversi schieramenti politici contrari ai principi leghisti. La battaglia è stata già annunciata dal segretario di Prc, Paolo Ferrero che denuncia “La gravità istituzionale” nella sua lettera, indirizzata qualche giorno fa, al presidente della repubblica Giorgio Napolitano, per chiedere di fermare il Giro della Padania, in quanto di chiaro segno politico di parte. Nello specifico Ferrero – nella sua lettera – fa rilevare come la FCI, che organizza la corsa, non è una struttura privata, ma è parte integrante del CONI cioè di quella struttura che ufficialmente lo Stato italiano riconosce come propria per l’organizzazione dello sport a tutti i livelli.
Bisogna entrare nello spirito dei leghisti, per capire il senso della volontà di questa kermesse sportiva: per loro la padania è una specie di terra promessa, una terra libera, dove il diverso (lo straniero) è visto come nemico, un pericolo dove si fa fatica a pensare che c’è una parte dell’umanità che non è di Bergamo o di Varese, che invece non considerano un pericolo tutti quelli che stanno a sud del Po o del mondo.
Ma proprio nel preciso momento politico/sociale che stiamo vivendo, sicuramente non dei migliori, agli italiani, ma anche alla stragrande maggioranza dei lombardi, che soffrono e che sempre di più vengono defraudati dei loro diritti a colpi di decreti leggi e manovre finanziarie, non credo interessi molto festeggiare tanto per dimenticare, perchè invece necessitano di cose concrete per avere un futuro più sereno.