Giovane 26enne si suicida nel milanese: colpa la depressione causata dalla crisi o indifferenza?
Ancora una volta ci tocca registare una vittima della crisi, forse non solo economica, che stiamo vivendo in questo preciso momento storico.
Ieri un giovane 26enne, Marco Cacciatore, che viveva nel milanese, in preda alla disperazione per la mancanza di lavoro, si è tolto la vita sparandosi.
E’ accaduto a Meda (Mb) e secondo le prime ricostruzioni il giovane non sopportava più di essere costretto ad oziare ed essere di peso alla famiglia, non riuscendo più a trovare un lavoro, che gli permettesse l’indipendenza anche per le piccole necessità come le sigarette, senza doversi ogni volta umiliare e chiedere ai genitori. Tra l’altro anche il padre era stato costretto a chiudere la sua impresa edile ed era disoccupato.
Dai familiari viene riferito che il figlio, ultimamente, da quando aveva perso il lavoro come muratore, senza più riuscire a trovarne uno nuovo, era sempre molto preoccupato e depresso. Più volte commentando il suo stato ripeteva di «non riuscire a trovare niente» e di «non avere nemmeno i soldi per le sigarette».
Ieri i genitori, rientrando a casa verso le 11, dopo una breve assenza, non trovando il figlio alzato e che non rispondeva dalla sua stanza, in cui si era chiuso a chiave, hanno sfondato la porta facendo la macabra e atroce scoperta di vedere il proprio figlio privo di vita trovandolo con una pistola a fianco.
Cose del genere sono tragedie anche per i famigliari, che si sentono colpevoli della scelta estrema del figlio, che viene strappato, innaturalmente, al loro affetto, forse non sempre dimostrato nella maniera giusta per quella difficoltà di comunicazione dilagante nelle famiglie, senza che questo però pregiudichi l’amore che si sente dentro verso il proprio stesso sangue.
I carabinieri, avvisati dai genitori, giungevano sul posto in via Milano, intorno alle 12, e procedevano a quanto di rito. Ora stanno vagliando alcuni suoi scritti in un diario dove Marco scriveva le sue angosce, ma non vi è ancora alcuna certezza su cosa lo abbia spinto al gesto, al di là di quella che sembra la causa più probabile della depressione.
Si sta anche indagano su come il ragazzo, incensurato, si sia procurata la pistola, che è la prova più evidente che il giovane da tempo meditasse il suo gesto.
Lo zio scioccato dalla notizia del giovane nipote scomparso, parla di “omicidio di stato” ed è comprensibile una espressione così dettata dalla disperazione, ma in questi casi viene evidenziato un altro problema, di cui spesso non si è consapevoli, e che è quello dell’indifferenza di chi ti sta intorno.
Sebastiano Di Mauro
8 luglio 2013