Il dramma dei bambini siriani, intervista a Bruno Neri, Terre des Hommes: ‘Malnutrizione e mancanza di medicine’
Il futuro di milioni di bambini siriani è in pericolo. Malnutrizione, mancanza di formazione, di medicinali, di una casa e guerriglie urbane sono gli spettri con i quali devono combattere ogni giorno. Il futuro di ogni nazione sono però proprio i bambini, per capire quale sarà, e cosa possiamo fare per migliorare, il futuro della Siria abbiamo intervistato Bruno Neri, dell’associazione Terre des Hommes che da mesi opera sul territorio per aiutare i più deboli.
In questi giorni, dopo il via libera del presidente siriano Bashar al Assad per il disarmo delle armi chimiche presenti nel Paese, la stampa internazionale sta parlando meno della situazione in Siria, questo avviene perché è cambiato qualcosa o lo status quo è rimasto immutato?
Dal punto di vista politico potrebbe avere grande importanza la conferenza di pace di Ginevra 2, alla quale però il Consiglio nazionale siriano ha già reso noto di non aderire. Le notizie che abbiamo noi è che sul campo si combatte ancora molto. Pochi giorni fa è stato concesso presso la città di Madamia, alla periferia di Damasco, un cessate il fuoco che ha permesso di liberare circa 1500 persone che si trovavano da più di un anno sotto assedio e che ora sono ospitate nelle periferie di Damasco dalla Mezza Luna Rossa siriana. La nostra associazione, così come tutte le altre presenti a Damasco, sta aiutando queste persone. Le notizie che ci arrivano dalla Siria sono comunque per la maggior parte relative a scontri tra gruppi diversi, in particolar modo nel confine con l’Iraq dove sia i gruppi islamici che quelli curdi stanno combattendo.
In questo momento quindi è bene ricordare che la questione del conflitto non riguarda solo il governo e l’opposizione, si sono creati diversi fronti e diversi gruppi. Basti pensare che un leader dell’opposizione, Kamal Hamami, circa un mese fa è stato ucciso da militanti di Al-Quaeda.
Dall’inizio del conflitto sono morti oltre 7 mila bambini, circa 700 mila sono fuggiti all’estero, alcuni di questi hanno anche provato a raggiungere l’Italia, come abbiamo sentito dalle cronache arrivate da Lampedusa in questi giorni. Terre des Hommes sta cercando di aiutare i bambini ancora presenti nel paese con una serie di iniziative, può dirci di cosa si tratta?
Abbiamo creato due centri per attività educative, ricreative e supporto psico sociale uno a Tartous e uno a Lattakia. Ogni centro riesce ad occuparsi di circa 1000 bambini con attività di supporto non solo educativo e psicomotorio ma anche psicosociale, sia sulle madri che sui bambini per alleviarli dal trauma dell’abbandono della casa. Abbiamo inoltre cominciato un programma di distribuzione di latte per il periodo dello svezzamento dei bambini, quindi fino a tre anni. Questo latte è stato distribuito tramite le cliniche pediatriche alle madri che, principalmente, per motivi legati al trauma della guerra non possono più allattare i bambini. Per far tutto ciò abbiamo formato dei medici che riescono ad individuare ed aiutare le madri che hanno maggiori problemi di allattamento, finora abbiamo raggiunto circa mille bambini con questo progetto.
Abbiamo inoltre intrapreso iniziative per la distribuzione di materiali igenici e vestiti.
In questo momento riusciamo quindi ad aiutare con le attività appena descritte circa 6mila bambini, compresi nelle zone di Aleppo, di Homs e della periferia di Damasco.
Per far capire ai nostri lettori la situazione che vivono questi bambini può dire se ci sono zone della Siria dove questi possono vivere una vita normale, ovvero andare a scuola o mangiare in maniera adeguata?
Assolutamente no. Attualmente due milioni di bambini non vanno più a scuola e c’è un crescente problema di malnutrizione. Nell’ultima settimana sei bambini sono morti, vicino a Damasco, proprio a causa della malnutrizione ed i dati diffusi dall’Onu e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano chiaro: si sta passando da un tasso di malnutrizione moderato ad un tasso di malnutrizione acuto.
I bambini quindi stanno soffrendo molto. I prezzi dei beni alimentari, a causa della guerra, sono aumentati tantissimo, c’è un’inflazione molto alta ed a causa della guerra non c’è accesso completo a tutti gli alimenti. Altro grande problema è quello delle medicine. Prima del conflitto in Siria si produceva il 90% dei medicinali utilizzati nel Paese, oggi invece non si riesce a produrre più del 30% del fabbisogno. Quindi con l’embargo e l’impossibilità di comprarle dall’estero quello delle medicine è un grande problema che influisce sulle malattie croniche e sul fronte pediatrico.
I bambini sono il futuro di ogni nazione, in Siria in questo momento la situazione dei bambini è molto drammatica, secondo lei cosa dovrebbe fare la comunità internazionale per garantire un futuro alla Siria e a questi bambini?
I nostri colleghi di Terre des Hommes presenti in Siria stimano che ci sono almeno tre generazioni di bambini che non andranno a scuola. Ciò avrà un impatto sul futuro del Paese molto forte.
Per prima cosa è dunque necessario che le forze coinvolte nel conflitto trovino un accordo per cessare le ostilità, cosa che, come detto in precedenza, non è facile visto che sono coinvolte anche altre forze, come al Qaeda. Per far in modo che ciò avvenga è necessario l’intervento dei paesi del Golfo come il Qatar e l’Arabia Saudita che stanno sostenendo questi gruppi che non hanno legami con l’opposizione al governo di Assad ma che anzi la combattono. Un accordo di pace e nuove elezioni sono le due tappe fondamentali per il bene del Paese.
Terre des Hommes come associazione continuerà ad aiutare le persone maggiormente in difficoltà in Siria, in particolar modo i bambini. Per farlo è però necessario ricevere donazioni per rafforzare la nostra presenza sul posto e migliorare le attività di cui vi ho parlato in precedenza.
Enrico Ferdinandi
16 ottobre 2013