L’Idf e le scomode forze UNIFIL in Libano
In Libano, Israele sta facendo guerra anche alle postazione Unifil delle Nazioni Unite. Giovedì 10 ottobre l’esercito israeliano ha attaccato le postazioni dei peacekeepers lungo il confine israelo-libanese, a cui sono seguiti nuovi attacchi tra venerdì e domenica. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha definito il fuoco israeliano una «violazione del diritto internazionale umanitario».
La missione UNIFIL in Libano
La Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) è una forza militare di interposizione creata il 19 marzo del 1978 con le Risoluzioni 425 e 426 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il suo mandato è stato rinnovato più volte dal 1982, fino all’ultimo conflitto tra Israele ed Hezbollah nel 2006. Da quel momento, la missione UNIFIL è stata approvata su base annuale dall’Assemblea Generale, rinnovandola con la Risoluzione 2749 fino al 31 agosto 2025, considerando la minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale che la situazione in Libano continua a costituire. La missione UNIFIL conta una cinquantina di piccole basi e postazioni sparse in tutto il Libano meridionale, molte della quali si trovano proprio nelle aree interessate dall’invasione israeliana da inizio ottobre. Poco dopo l’inizio dell’invasione del Libano da parte delle truppe di Tel Aviv, l’Idf aveva ordinato al contingente UNIFIL di evacuare le basi situate entro 5 chilometri dalla Blue Line (il confine tra Israele e Libano). Obbedire all’ordine israeliano sarebbe significato per le truppe Onu violare il proprio mandato: la loro decisione è stato pertanto quella di mantenere i propri soldati nelle postazioni. Da qui sono iniziate le operazioni di disturbo e minaccia da parte dell’esercito israeliano contro le basi dell’UNIFIL, culminate proprio in questi giorni con attacchi mirati.
Attacchi deliberati
Come denunciato dal portavoce della missione Onu, Andrea Tenenti, i carri armati e i soldati israeliani hanno «deliberatamente» e «ripetutamente» aperto il fuoco contro il quartier generale UNIFIL a Naqura. Negli attacchi di giovedì due caschi blu indonesiani sono rimasti feriti, precipitando dalla torre di osservazione centrata dai colpi dei tank e diversi sono stati i danni fatti ai veicoli, ai sistemi di comunicazione e alle telecamere di sorveglianza della base Onu. Domenica due carri armati hanno fatto irruzione nella base a Ramyah, sfondandone il cancello. Dai resoconti dell’UNIFIL appare come Israele abbia colpito soprattutto le strutture di osservazione e di comunicazione delle proprie postazioni: torrette di osservazione, telecamere e sistemi di illuminazione. Fonti anonime dentro l’Onu hanno espresso a Reuters la propria preoccupazione, evidenziando come il probabile intento di Netanyahu possa essere quello di togliersi di torno testimoni per eventuali violazioni del diritto internazionale che possono realizzarsi nella propria invasione in Libano. Andrea Tenenti ha dichiarato a Reuters che le truppe italiane resteranno in Libano fino a quando gli sarà consentito operare all’interno dell’area. Il contingente italiano, con circa 1200 uomini, è il più numeroso dell’UNIFIL.
UNIFIL’s mandate provides for its freedom of movement in its area of operations, and any restriction on this is a violation of resolution 1701.
— UNIFIL (@UNIFIL_) October 13, 2024
We have requested an explanation from the IDF from these shocking violations.
Le reazioni internazionali
Le reazioni dei leader internazionali non sono tardate ad arrivare. Dopo i primi attacchi di giovedì, il Ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, ha definito questi ultimi «inammissibili», precisando che «Né l’Onu, né l’Italia prendono ordini da Israele». I colpi reiterati hanno poi spinto la premier Giorgia Meloni a contattare direttamente Benjamin Netanyahu, condannando apertamente i danni alle postazioni Onu. Inoltre, venerdì la premier ha partecipato all’undicesimo vertice dei Paesi Med9, summit dei Paesi del sud Europa o affacciati sul Mediterraneo, per focalizzarsi congiuntamente sulla crisi in Medio Oriente. Al termine del vertice Med9, in una dichiarazione congiunta Italia, Francia e Spagna «in qualità di nazioni che da tempo contribuiscono all’Unifil e di partner del Libano e di Israele» hanno espresso «sdegno e condanna» per gli «attacchi ingiustificabili» di Tel Aviv ai caschi blu dell’Onu, che devono «cessare immediatamente». Emmanuel Macron ha chiesto la fine delle esportazioni di armi utilizzate in questi teatri di guerra. Gli Stati Uniti si erano già dichiarati «profondamente preoccupati» per i recenti assalti alle postazioni delle Nazioni Unite in Libano, chiedendo a Israele di non mettere ulteriormente a repentaglio l’incolumità dei paecekeepers.