Siria, Papa Francesco: ‘Rischio conflitto mondiale, promuovere dialogo e negoziato’
La questione sull’intervento militare in Siria, promosso dagli Stati Uniti, sta diventando sempre più delicata delineando scenari da Guerra Fredda (Leggi qui).
Oggi anche Papa Francesco ha ricordato quanto sia importante insistere per una soluzione diplomatica: «Mai più la guerra! Mai più la guerra!», ha scritto stamani su Twitter. Già ieri, durante l’Angelus domenicale, Padre Bergoglio aveva dichiarato che il suo cuore è: «particolarmente ferito da quello che sta accadendo ed è angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano – ed ha ribadito la necessità di – promuovere il dialogo e il negoziato».
Papa Francesco ha inoltre indetto, per il 7 settembre, una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo intero.
La Santa Sede sta seguendo con attenzione gli sviluppi del conflitto siriano, anche il monsignor Toso, Segretario del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, ha ribadito, nel corso di un intervento a Radio Vaticana, con fermezza quanto detto da Bergoglio:
«Come ha fatto intendere Papa Francesco occorre essere angosciati per i drammatici sviluppi che si prospettano, alla luce di come si stanno muovendo i grandi della terra. La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato. Il conflitto contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali. Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. La guerra chiama guerra perché intrappola i popoli in una spirale mortale: porta in se una visione distorta del potere inteso come sopraffazione e dominio e, inoltre, accentua il pregiudizio che tutti cercano di distruggere gli altri. Su tali presupposti l’altro rimane sempre un antagonista, un nemico da sconfiggere, non sarà mai un fratello. La guerra non finisce mai e le ragioni della giustizia sono disattese. L’alternativa non può essere che quella della ragionevolezza, delle iniziative basate sul dialogo e sul negoziato».
Enrico Ferdinandi
(Twitter @FerdinandiE)
2 settembre 2013