Donne volontarie per vocazione, Crocerossine per scelta
Donne che non si mostrano preferendo alla visibilità, l’operatività. Donne che offrono il proprio contributo, umano e professionale, gratuitamente. Ora cercano altre donne che vogliano seguire il loro esempio.
Quello per gli altri è un impegno che non ha tempo e non ha spazio perché è gratuito e totalmente rivolto al prossimo. Un impegno che, nel nostro caso, dal 1908, non si è fermato dinnanzi a due grandi guerre, crisi internazionali, emergenze naturali e che non ha paura della minaccia principale: la quotidianità. Perché le Crocerossine ci sono sempre, ogni giorno, dove c’è sofferenza.
Sono donne: casalinghe, professioniste di ogni ceto sociale. Uguali nell’uniforme e identiche nei valori. Donne. Una parola che, nelle cronache attuali, soprattutto in Italia, fa quasi tremare. Secondo i dati istat il 31,5 % delle 16-70 enni (quasi 7 milioni) ha subito, nel corso della propria vita, una forma di violenza fisica o sessuale. Il 16,1% delle donne conosce, perché lo a vissuto sulla propria pelle, il significato della parola stalking.
Anche per questo, il servizio reso da ogni Crocerossina va celebrato e considerato nell’ottica più generale di un qualcosa di altruistico e unico offerto con una modalità esclusivamente al femminile. Il tutto non senza una preparazione che può contare su 2000 ore di formazione all’interno di un patrimonio umano, di ambosessi, identificabile come reale istituzione dell’aiuto: la Croce Rossa Italiana.
Per far capire meglio quanto detto fino ad ora dobbiamo tornare un po’ indietro con la memoria ad uno dei momenti più drammatici della storia recente del nostro paese: 24 agosto 2016. Diciotto scosse in un’ora e mezza, la prima alle 3.36 fanno tremare il centro Italia. Diversi i paesi rasi al suolo.
Alle prime luci dell’alba 25 crocerossine sono già al lavoro. Dopo ne arriveranno altre. I primi aggiornamenti, ricevuti dalle sorelle presenti al posto medico avanzato di Amatrice, parlano di medicazioni a ferite, sopratutto ai piedi, e di molti interventi di supporto psicologico (principalmente la gestione di un notevole numero di attacchi di panico). Prontamente mobilitate dall’Ispettrice Nazionale, Sorella Monica Dialuce Gambino, 250 Crocerossine si alterneranno, nei giorni successivi. Alcune di loro ci hanno raccontato, seppur scegliendo di rimanere nell’anonimato, la loro esperienza durante quelle ore. Saprete dunque da dove hanno parlato ma non chi sono. Scelta che premia uno spirito di corpo encomiabile.
L’Aquila
“La terra ha tremato. Orrendi incubi, non lontani e non ancora sopiti, tornano a essere presenti. Il pensiero vola verso tutti quelli che presto avranno bisogno di noi. La sacca è pronta in pochi momenti, l’Uniforme indossata, mentre è ancora buio.
Sono tanti anni ormai che ho l’onore di indossarla e l’effetto taumaturgico è sempre lo stesso: scompare la paura, la fatica, e restano soltanto la forza e l’amore che sono sempre lì ad accompagnarci dovunque si vada, da sole o insieme.”
Santa Rufina (Cittaducale)
“Bussiamo alla porta dove ci hanno detto che abita, da appena un giorno, una famiglia di Amatrice. Ci aprono spaventati, vedono noi, rispondono al nostro sorriso e ci dicono “Oddio le Sorelle!”. Entriamo. In casa ci sono tre persone: mamma, figlia, nipote e due cagnolini; le parole non servono, bastano le loro lacrime. Il dramma è lì, in quel loro aggrapparsi a noi. Chiediamo quali siano i loro immediati bisogni, perché sono tutte e tre ammalate, ci organizziamo e risolviamo in un paio d’ore la ricarica della bombola di ossigeno, la prescrizione dei farmaci e la visita medica.
Ci vogliono lì, non vogliono lasciarci andare e ci accorgiamo che mano a mano che parlano con noi, quell’espressione da persona ferita lascia il posto a una serenità che forse non credevano potessero provare. La signora Pina ci dice “Era tanto tempo che non parlavamo con nessuno”. Il giorno dopo torniamo per “controlli pressione” e consegna viveri e siamo… “Gli angeli sulla terra”.
L’Aquila
“Il signor Domenico di 93 anni proveniente da Amatrice è ospite con la moglie dalla figlia, da vent’anni è semi paralizzato per un ictus. Eh, qui la forza ci vuole. Lavarlo, cambiarlo e metterlo sulla carrozzina è faticoso, ma ridiamo e scherziamo con lui, che ormai ogni mattina ci aspetta, ci fa un incerto saluto militare e ci fa capire che quando andiamo via vuole anche un bacetto sulla guancia. La moglie ci dice che è stato sempre un uomo rude, un … caratteraccio, ma a noi sorride e ci aspetta…”
Moduli Abitativi Provvisori. Coppito 3, L’Aquila
“Monia, la sua mamma malata di Alzheimer e Silvestro, un bellissimo gattino nero. Provvediamo ai loro bisogni più importanti, ma Monia vuole abbracciarci, vuole sfiorare la Croce dell’uniforme e piangere per liberarsi un pochino dal dolore e dall’angoscia. Ci dice “Sorelle, come siete stanche”. Forse, solo dopo che ce l’ha detto ci accorgiamo di esserlo. Ma mentre stiamo uscendo, la sua mamma, in un attimo di lucidità, le fa capire che ci vuole toccare. Noi siamo sudate e abbiamo paura di non avere un buon odore, ma Monia ci dice “mai sentito profumo più buono. Profumate di onestà e di amore. Mai sentito profumo più buono”, ci ripete fino a che non usciamo.”
Ospedale L’Aquila
“Siamo state a fare visita e a metterci a disposizione per eventuali assistenze notturne, a un signore di Roma che, insieme alla sua compagna, era in villeggiatura ad Amatrice. Dopo quattro ore sotto le macerie è stato salvato da un giovane soccorritore aquilano, che proprio stasera è andato a fargli visita. L’emozione del momento è indescrivibile. Noi ci siamo fatte da parte per non disturbare, ma il signore ci ha fatto chiamare, ci ha voluto vicino a lui e ci ha detto tra le lacrime “Sorelle venite vicino a me. Io sono nato di nuovo e voi siete le mie madrine”. E ci ha stretto forte forte le mani.”
Parole che non lasciano spazio a commenti. Perché è palese che chi sceglie di appartenere al corpo lo fa spinta da motivazioni forti o da quel grandissimo elemento trascinatore che si chiama “esempio”. In tal senso, la guida è fondamentale: Sorella Monica Dialuce Gambino, ispettrice nazionale, ispira la sua leadership alla piena disponibilità e ad un rinnovato senso di appartenenza. Il tutto sintetizzato in un messaggio chiaro che pare gridare: “diventare Crocerossina si può”. Per sé ma, soprattutto, per gli altri.
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