Città o Mare, questo è il dilemma! Come gestire le scelte difficili
Pensate alle decisioni che prenderete in futuro, che possono essere per 2 professioni, ingegnere o architetto? O possono essere per il posto in cui si vive, città o campagna? O addirittura per definire un rapporto, sposarsi o convivere? O scegliere se avere dei bambini, se decidere di disporre il nonno malato in una clinica piuttosto che a casa, o troncare un rapporto importante poiché alla fine non ha più stimoli positivi.
È possibile che le scelte difficili a cui pensavate, fossero qualcosa di grande, di molto importante, qualcosa che avete a cuore. Esse sembrano essere fonte di angoscia, preoccupazioni e tormento. Ma in questo scritto, cari lettori, vorrei come al mio solito, prendere la questione in un angolazione diversa.
A volte fraintendiamo il ruolo che tali decisioni vestono nella nostra vita. Comprendere le decisioni complesse svela un potere nascosto che ognuno di noi possiede.
Quello che spesso rende difficile una scelta è il modo in cui si relazionano le alternative. In una scelta semplice, un’alternativa è migliore dell’altra; nelle scelte più complesse, un’alternativa è migliore in un certo modo, l’altra è migliore in un altro modo, e nessuna delle 2 è migliore in assoluto.
Vi affliggete se restate nel vostro attuale impiego urbano e sognate un lavoro più stimolante nei pressi del litorale. Poiché restare potrebbe essere meglio da un lato, traslocare in un altro; ma nessuno dei 2 è meglio in assoluto.
Non credo che dovremmo considerare enormi ognuna delle scelte difficili che abbiamo di fronte.
Ogni mattina scegliamo cosa mangiare a colazione, per esempio, latte e cereali integrali, ottime per un altro contenuto di fibre, o un ciambella con il cioccolato, gustosa al palato. Supponiamo che quello che conta nella scelta sia il gusto e le proprietà nutritive. I cereali integrali hanno ottime qualità nutritive, e la ciambella ha un succulento sapore. Nessuna delle 2 è migliore in assoluto. Questa potrebbe essere una scelta complicata.
Rendersi conto che le piccole scelte, le decisioni abitudinarie e quotidiane possono diventare scelte complesse può far sembrare le grandi decisioni meno ingestibili. Alla fin fine, siamo capaci di scegliere cosa mangiare a colazione, quindi possiamo capire se restare in città o accettare un nuovo lavoro al mare.
Credo che non dovremmo nemmeno pensare che le scelte ardue lo siano sul serio perché siamo sciocchi o negligenti.
Ci sono state molte cose che avrei voluto fare nella vita, mestieri estremamente diversi tra loro, dall’attore al poliziotto, dallo scrittore al medico. Ogni tanto riflettevo stendendo su un quaderno i pro e contro di tali professioni per capire cosa mi avrebbe reso una persona soddisfatta, serena e migliore.
Non avendo una palla di vetro che svelasse come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto quella strada piuttosto che un’altra, feci quello che fanno tutte le persone nelle scelte difficili. Scelsi l’opzione più sicura. La paura di essere un attore da 4 soldi, o uno scrittore senza nulla da raccontare mi ha portato a diventare un commesso, un impiegato. Poi ho scoperto che il mestiere di commesso o il classico impiegato, non mi si addicevano proprio. Non ero io.
Quindi ho cominciato in una parte della mia vita, con la valigia pronta, a viaggiare, intrattenere platee, scrivere articoli ed essendo un patito dello sport, divenire un allenatore in ambito fitness con varie specializzazioni. E posso dirvi che il timore dello sconosciuto nell’affrontare scelte complesse, pur essendo un fattore demotivante, è basato su un idea errata di queste scelte.
È uno sbaglio pensare che nelle scelte difficili, un’alternativa è davvero migliore dell’altra, ma a volte siamo ingenui nel capire quale. E non sapendo quale, si sceglie l’alternativa meno rischiosa. Anche mettendo sullo stesso piano 2 alternative con tutte le loro informazioni, la scelta resta molto complicata. Le scelte difficili sono difficili non per la nostra incompetenza o superficialità, sono difficile poiché non è presente la possibilità migliore.
Se non c’è la possibilità migliore, se non c’è la propensione per una scelta piuttosto che un’altra, vuol dire che entrambe le alternative debbono essere valide. Forse la cosa giusta da dire nelle scelte difficili è che opzioni entrambi valide, ma non penso possa andare così bene.
Se le alternative sono cosi ambedue ottime, dovremmo fare testa o croce, cosi che la sorte decida per noi. Ma in fin dei conti, non ci è mai andato a genio che qualcun altro decida per noi, nemmeno la sorte.
C’è un’altra ragione per pensare che le scelte difficili non sono scelte tra opzioni equamente valide: Immaginiamo di dover decidere tra 2 lavori; essere o un broker finanziario o uno scultore.
Come sappiamo, esistono un enorme serie di fattori che contano in una scelta; l’impiego entusiasmante, una sicurezza economica, avere del tempo per i proprio cari, e così via.
Immaginate, ad ogni modo, 2 lavori elettrizzanti in cui nessuno dei 2 è migliore dell’altro.
Immaginate di migliorare un pochino in uno dei 2, del tipo che l’esser broker vi porti un guadagno davvero allettante. Può un guadagnò extra rendere migliore un lavoro rispetto ad essere uno scultore?
Non per forza.
Un guadagno più alto può renderlo superiore di quanto fosse prima, ma potrebbe non essere sufficiente rispetto ad essere un artista.
Ma se un miglioramento in uno dei 2 impieghi non lo rendere preferibile rispetto all’altro, allora i 2 lavori originari, non potevano essere altrettanto validi. Se iniziate con 2 cose altrettanto valide, e ne migliorate una, deve diventare migliore dell’altra.
Non è così per le scelte difficili, ed è qui che viene fuori l’enigma.
Abbiamo 2 lavori, nessuno dei 2 è migliore dell’altro, ne sono validi, allora come dovremmo decidere? Sembra ci sia qualcosa di “sbagliato”, non trovate? Probabilmente la decisione in se è “complessa”, ed il confronto inattuabile.
Ma non può essere cosi; non stiamo cercando di scegliere tra 2 realtà che non si possono paragonare. Tutto considerato stiamo soppesando i valori dei 2 impieghi.
Un confronto complessivo dei 2 mestieri è un azione che possiamo svolgere e che spesso facciamo. Penso che qui nascono 2 complicazioni a causa di 2 ipotesi non riflessive che facciamo sui valori.
Inconsciamente supponiamo che valori come la giustizia, la bellezza, la bontà siano simili a parametri scientifici come la lunghezza, la massa, la velocità.
Prendete in esame una qualsiasi domanda comparativa che non coinvolge i valori, tipo: “Tra quelle 2 persone chi è la più alta? “Esistono solo 3 possibilità: o una persona è più alta dell’altra, o più bassa, o sono alte uguali.
Le proprietà come l’altezza possono essere rappresentate da numeri reali; e ci sono solo 3 possibili confronti tra due qualunque numeri reali: superiore, inferiore o uguale.
Non è lo stesso per i valori.
In quanto esseri umani, esseri senzienti con una formazione culturale- sentimentale ed illuministica, tendiamo a presupporre che il pensiero puramente scientifico detenga le chiavi di qualunque questione importante al mondo. Ma il mondo dei valori, delle virtù, di ciò che si ritiene importante è differente dal mondo prettamente accademico.
In una realtà si può quantificarla in cifre numeriche, in un’altra realtà non si può. Non dovremmo accettare che il sistema delle misurazioni abbia la stessa stesura del sistema del “dovrebbe”.
Quindi se per noi quello che conta non comprende più di tanto il sorriso di un bimbo, o l’amore per il proprio partner o il senso di libertà nel bel mezzo di una foresta, può essere rappresentato da numeri reali; allora c’è ragione di credere che, nella scelta, ci siano solo 3 possibilità; che un’alternativa è migliore, l’altra peggiore o uguale.
Credo che dovremmo, invece, introdurre una 4 relazione che racconta quello che accade nelle decisione ardue.
Potremmo definirla “equivalente”. Quando è equivalente, può avere molta importanza quale alternativa scegliete. Ma ricordatevi che un opzione non è migliore dell’altra. Le opzioni sono nello stesso ambito di valori, della stessa serie, mentre nello stesso tempo, sono molto diverse in termini di valori.
Ecco perché la scelta è difficile.
Comprendere le decisioni difficili in questo modo, ci svela qualcosa di noi stessi che non sapevamo.
Ognuno di noi ha la capacità di creare considerazioni.
Immaginate un mondo in cui tutte le scelte che affrontate, siano semplici, ossia, c’è sempre l’alternativa migliore.
Se c’è l’opzione migliore, è quella che dovreste scegliere, poiché, aver buon senso, significa appunto decidere la possibilità più proficua. In questa realtà, colma di scelte ovvie e scontate, ci trasformerebbe in schiavi delle ragioni. È folle credere alle ragioni che vi sono state date suggeriscano che avete più motivi per vivere esattamente nel posto in cui vivete, o di fare il lavoro che fate.
Contrariamente, siete di fronte ad alternative “equivalenti”; decisioni difficili, ove create le vostre considerazioni per scegliere quello sport, quel film, quel partner, quel lavoro.
Quando le possibilità sono equivalenti, le ragioni che ci vengono date, quelle che indicano se stiamo facendo un errore o meno, non ci dicono cosa fare. E qui, nel contesto della scelta complicata, che esercitiamo l’abilità normativa, l’abilità di costruire ragioni per noi stessi, per mutare noi stessi nella persona per cui vivere al mare è meglio che vivere in una metropoli.
Quando decidiamo tra opzioni che sono equivalenti, possiamo fare qualcosa di veramente ragguardevole. Possiamo prendere le parti di una possibilità, e dire: “Scelgo questa possibilità perché mi appartiene”.
La reazione di fronte a scelte difficili, è un reazione razionale, ma non è dettata da motivi che ci vengono affiliati, ma da un responso che è edificato da noi stessi.
Quando creiamo ragioni per noi stessi, per diventare un tipo di persona piuttosto che un’altra, diventiamo con onestà la persona che siamo.
Perciò, quando affrontiamo decisioni difficili, non dovremmo farci scoppiare la testa per scegliere quale opzioni sia migliore. Non c’è l’opzione migliore.
Invece di impelagarci esternamente a trovare delle ragioni, basta guardarsi dentro: “Chi voglio essere? Cosa voglio diventare?
Il grande filosofo e psicologo William James disse: “iniziate ad essere ora ciò che vorrete divenire d’ora in avanti”.
Potresti scegliere di essere un amante delle ciambelle che lavora come broker, ho un scultore per la passioni per i cereali.
Quelle che facciamo nelle scelte difficili, sta a noi.
Chi non manifesta la propria abilità normativa nelle scelte complesse è probabilmente una persona distratta e superficiale, una sorta di giocatore d’azzardo che non si rende conto di mostrare i propri assi nella manica ai giocatori vicini.
Queste persone, ahimè, permettono al mondo di fargli credere che è qualche entità a stendere il proprio destino. Permettono giochi di ricompensa e castigo, di pacca sulla spalla, di paura, di opzioni “semplicistica”, di definire quello che fanno.
Quindi la lezione delle decisioni difficili, riflette il vostro intervento, il vostro ruolo e, attraverso le scelte complesse, divenite le persone che siete.
Senza istigare frustrazione e tormento, le decisioni difficili sono uniche opportunità per commemorare quello che c’è di particolare nella condizione umana. Che le ragioni che dirigono le nostre scelte siano corrette o meno, qualche volta si esauriscono, ed è lì, nella dinamica della difficoltà di scelta, che abbiamo la capacità di creare motivi per noi stessi per essere quelle persone meravigliose che siamo.